A qualcuno piace caldo, il film con Marilyn Monroe di Billy Wilder che doveva essere girato a colori

Cinema / Classico / News - 29 March 2016 11:30

"A qualcuno piace caldo" usciva oggi nei cinema statunitensi: diretto da Billy Wilder e interpretato da Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon doveva essere girato a colori.

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

A qualcuno piace caldo (“Some Like It Hot”) è il film di Billy Wilder che usciva nelle sale statunitensi il 29 marzo 1959, sancendo una evoluzione nel concetto di commedia e sketch comedy.

Nel cast ci sono Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon, per una sceneggiatura scritta dallo stesso Billy Wilder con l’amico I.A.L. Diamond. In realtà la storia fu ispirata ad un soggetto apparso anni prima in un film francese, “Fanfare of Love” (“Fanfare d’amour”, 1935) dell’austriaco Richard Pottier e scritto da Michael Logan e Robert Thoeren, quest’ultimo sceneggiatore tedesco come Wilder. Anche qui due disoccupati musicisti entrano in una orchestra femminile che deve andare in Costa Azzurra, mascherandosi da donna e interagendo in maniera difficoltosa con gli altri membri dell’orchestra.

Billy Wilder ebbe a memoria questo film - anche lui era austriaco come il regista Richard Pottier. Ne acquistò i diritti, dando un titolo del film completamente diverso, anche surreale: si riferisce alla descrizione contemporanea di interpretare la musica jazz “calda” (”hot”), dovuta all’improvvisazione. A luglio 1958 l’Hollywood Reporter riporta la notizia che l'attore-comico Joe E. Brown avrebbe interpretato Osgood Fielding III. Il film è ambientato in Florida, ma le sequenze sono state girate presso l'Hotel Del Coronado Resort nei pressi di San Diego, in California.

Lo stesso co-sceneggiatore IAL Diamond confermò che lui e Billy Wilder impiegarono un anno per sviluppare lo script, usando solo il tema del travestimento presente nella trama del film di Thoeren-Logan. Inizialmente la storia era ambientata in epoca contemporanea, perché Wilder e Diamond ritenevano necessaria una situazione attuale di povertà per costringere i personaggi a vestirsi da donne: poi Diamond suggerì che un'ambientazione antecedente di pochi anni avrebbe reso più facile per il pubblico di accettare la rappresentazione femminile, Wilder optò così per gli anni dell'età del jazz, con i personaggi che assistevano ad una uccisione malavitosa come motivazione per nascondersi. Una causa diversa quindi dal film del 1935.

L’uccisione di “A qualcuno piace caldo” è vagamente ispirata al Massacro di San Valentino, avvenuto a Chicago il 14 febbraio del 1929: in quel periodo il boss Al Capone lottava controlli rivale George "Bugs" Moran per il controllo del contrabbando di liquori, gioco d'azzardo e prostituzione. Il massacro fu eseguito dallo scagnozzo  di Capone, Jack "Machine Gun" McGurn, quando quattro uomini mascherati da poliziotti fecero un raid contro sette soci di Moran, il quale non era presente all’uccisione, mentre Capone era in Florida. Né Capone né McGurn furono mai accusati di omicidi.

Sempre Diamond ha affermato che Wilder offrì a Jack Lemmon il ruolo di "Jerry", Lemmon gli diede solo un accordo verbale per apparire nel film, pur essendo sotto contratto con la Columbia Pictures. Tony Curtis accettò prima, ma la United Artists insistette per sfruttare al botteghino un attore più noto come secondo protagonista maschile. Secondo Diamond, su raccomandazione della UA, Wilder si avvicinò a Frank Sinatra, il quale non riuscì a fissare un appuntamento con il regista. Secondo altre fonti Wilder contattò anche Anthony Perkins per essere co-protagonista con Sinatra, nonché Danny Kaye.

Al posto di Marilyn Monroe nel ruolo di “Sugar" fu considerata Mitzi Gaynor, che aveva lavorato a “South Pacific” (1958) di Joshua Logan. Marilyn Monroe scrisse a Wilder, esprimendo la speranza di poter lavorare di nuovo insieme dopo il loro successo con “Quando la moglie è in vacanza”. La Monroe acconsentì a comparire nel film solo dopo che la produzione esecutiva affidata ad Harold Mirisch offrì il dieci per cento del lordo. La Mirisch company lavorò poi ad altri film di Wilder, come “L’appartamento" (“The Apartment”, 1960), “I magnifici sette” (“The Magnificent Seven”, 1960), “West Side Story” (“West Side Story”, 1961)”.

Quando Marily Monroe accettò, Wilder poté far firmare a Jack Lemmon. Diamond suggerì a Wilder di scritturare anche dei comprimari come Raft, Pat O'Brien e George E. Stone, tutti comunemente associati a film di gangster negli anni 1930 e 1940.

Diamond confermò anche le difficoltà con la Monroe durante le riprese, tra cui i cinquanta ciak della scena in cui lei dice: "Dov'è che il bourbon?”. Lei diceva "Dov'è il whisky?", “Dov'è la bottiglia?" o "Dov'è il bonbon?”. Wilder incollò così la frase corretta in uno dei cassetti.

L’attrice voleva che il film fosse girato a colori, come previsto dal suo contratto che prevedeva simile modalità per tutti i suoi film: Wilder la convinse a girarlo in bianco e nero, quando le prove costume rivelarono che il trucco che Tony Curtis e Jack Lemmon indossavano sui volti provocavano una sfumatura verde.

Wilder non era soddisfatto della voce in falsetto di Curtis come “Josephine”, doppiandolo in studio di registrazione. L’anteprima al Bay Theatre a Pacific Palidsades di California vedeva tra il pubblico persone di mezza età, conservatrici che non apprezzarono troppo la commedia. Due sere dopo, la seconda anteprima presso il cinema di Westwood Village era composta da studenti universitari, che risposero in maniera entusiasta.

Ottime furono le recensioni, da Variety che lo definì “un film che comincia con un petardo e continua a lanciare scintille fino alla fine”, ad Hollywood Reporter che sottolineò le “continue risate” capace di provocare.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon