Quell'Esasperato Paradigma Evoluzionista

Daily / News - 26 March 2009 10:42

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"Secondo Bagnasco, quindi, il vero scontro di civiltà è quello fra credenti e non credenti. Non quindi un conflitto fra culture religiose diverse, ma tra chi fa discendere l'uomo da Dio, e da chi lo colloca nel mezzo di un'evoluzione ancora in corso 'nell'esasperato paradigma evoluzionista" (www.corriere.it) Difficile concetto. Li per lì non capivo esattamente cosa volesse significare. Se non confondere le idee. Poi sono andata a cercare ogni singola parola nel vocabolario ed ho capito ciò che il Cardinal Bagnasco intendeva dire: esasperata visione del mondo in termini evoluzionisti. Pensare al mondo in termini di evoluzione della specie, in maniera esasperata, cioè fanatica. Dunque vedere il mondo in questi termini sarebbe fanatico.  Darwin era un fanatico. Il cardinale Bagnasco ha distrutto, con mezza frase, interi secoli di studi scientifici. Il problema, afferma, non sono i preservativi, né il diritto a morire, come lo chiama lui; il problema  è credere o no in Dio. Chi non lo fa è un fanatico evoluzionista. Come dire che credere in Dio significa credere in Adamo ed Eva e rinnegare l' Homo Sapiens. È a questo punto che inevitabilmente l'autorità vestita di porpora si dà, a mio avviso, la zappa sui piedi. Ma come? E dov'è finita la buona volontà della chiesa di stare al passo con i tempi, di parlare alle nuove generazioni?

Eccoli lì, trincerati dietro i loro dogmi, a blaterare ancora anatemi contro il sesso, contro gli atei, contro i diversi. Insomma, contro a prescindere.

''Su un versante c'e' la cultura che considera l'uomo come una realtà che si differenzia dal resto della natura in forza di qualcosa di irriducibile rispetto alla materia. Qualcosa che e' qualitativamente diverso e che costituisce la radice del suo valore e il fondamento della sua dignità. In altri termini, l'uomo - prima di metter mano a se stesso - si accoglie come dono che ha un'identità' e una consistenza iscritte nella struttura del suo essere. Dono che non dipende da lui, che precede ogni sua autodeterminazione, e che ne fa quello che egli è persona, appunto. E' a partire da questo dato ontologico e tenendolo fermo quale fatto oggettivo che il soggetto cresce e si compie nello sviluppo della vita. In questa prospettiva, la natura umana, dentro lo scorrere della storia, è un perno fermo e insieme bussola per l'esercizio della libertà personale. Nel gioco stesso dell'uomo, la libertà trova così i riferimenti oggettivi per le scelte e i comportamenti coerenti alla sua autentica umanità''. ''Nell'altro versante - prosegue poi Bagnasco, si esplica una cultura per la quale il soggetto umano e' un mero prodotto dell'evoluzione del cosmo, ivi inclusa la sua autocoscienza. In quanto risultato di un processo evolutivo mai concluso, l'uomo sarebbe solamente un segmento di storia, sganciato cioè da qualunque fondamento ontologico permanente e comune a tutti gli uomini, privo quindi di riferimenti etici certi e universali. Essendo semplicemente uno sghiribizzo culturale fluttuante nella storia, l'individuo si trova sostanzialmente prigioniero di sé ma anche solo con se stesso" (www.uaar.it)

Ed ecco schiacciati secoli di cultura filosofica, di pensieri laici e razionali. Ecco l'uomo ridotto a mero prodotto del cosmo senza coscienza (a quanto pare) e privo di riferimenti etici. O Dio oppure un animale senza cuore.

Esasperante paradigma creazionista.

 

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