Il Giorno della memoria: per non dimenticare

Tv / News - 28 January 2013 07:31

Ieri 27 gennaio si è celebrata il Giorno della memoria, per non dimenticare le milioni di vittime morte nei campi di concentramento di Auschwitz e quelle sopravvissute all'atroce abominio messo in ope

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Ieri 27 gennaio 2013 si è commemorato il Giorno della memoria e almeno per un attimo il pensiero è stato rivolto alle sei milioni di vittime, ai 570 mila sopravvissuti e a coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati del più grande genocidio che la storia abbia mai ricordato: l'Olocausto.

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Gli stati membri dell'ONU hanno scelto di commemorare la Shoah (sterminio del popolo ebreo) il 27 gennaio in quanto lo stesso giorno nel 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, giusero presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz) e davanti ai loro occhi si svelò in tutto il suo orrore il tristemente famoso campo di concentramento. L'Armata Rossa liberò i pochi sopravvissuti e da quel giorno i superstiti poterono rivelare l'orrore del genocidio nazista ad un mondo incredulo che tanta malvagità e spietatezza potesse appartenere al genere umano.

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Anche il cinema ha cercato di raccontare, a volte romanzandola altre invece narrando i fatti in maniera più drammatica, la triste storia della persecuzione ebraica da parte dei nazisti. Lo ha fatto Steven Spielberg con Schindler's List, toccante film del 1993 che racconta la vera storia di Oskar Shindler, imprenditore tedesco famoso per aver salvato durante la Seconda guerra mondiale 1.100 ebrei dallo sterminio con il pretesto di impiegarli come personale indispensabile allo sforzo bellico presso la sua fabbrica di oggetti smaltati.

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Il regista Radu Mihăileanu  nel suo Train de Vie ha cercato di raccontare l'Olocausto usando un registro cinematografico più comico: il popolo di un piccolo villaggio ebreo nell'Europa dell'Est viene invasa dai nazisti. Il matto del paese ha un idea per sfuggire alla deportazione: raccogliere il denaro sufficiente per mettere insieme un treno, travestirsi da nazisti e da deportati e tentare così di passare le linee arrivando in Palestina. Ma l'ideale della terra promessa viene infranto dalla cruda realtà, è gli ultimi secondi del film fanno comprendere come per sopravvivere all'orrore sia necessario sognare. E proprio ieri Rai Uno, per rendere onore alla memoria, ha mandato in onda La vita è bella di Roberto Benigni, film del 1997 vincitore di ben tre Oscar (migliore colonna sonora, miglior film straniero e miglior attore protagonista). La storia racconta di Guido, un giovane ebreo amante della vita e della poesia, della sua amata sposa Dora e del loro figlioletto Giosue. Una famiglia unita, una vita serena. Ma la felicità è effimera ed e destinata a durare, poco soprattutto quando di mezzo c'è una guerra: Guido è deportato in un campo di concentramento con lo zio e col suo figlioletto e Dora, pur non essendo ebrea, decide di seguirli di sua iniziativa.
È l'esordio di una tragica avventura di un padre che, per proteggere il figlio dalla dura realtà, maschera l'intero dramma della prigionia dietro la ridente facciata di un gioco a punti; è la prova d'amore incondizionato di un uomo che è disposto a tutto, anche a dare la propria vita, pur di difendere ciò che ha di più caro. Film che rimarranno nella storia del cinema, sperando che servano da memoria storica alle generazioni future, affinché non dimentichino che le false ideologie possono condurre alla vera sofferenza.

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