Da Yara Gambirasio a Sara Scazzi - Ecco il tema della scomparsa al cinema

Cinema / News - 17 March 2011 21:36

Ecco come il cinema ha affrontato il tema della scomparsa da "Picnick a Hanging Rock" a "Changeling"

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Yara, Sara, Denise… nomi che evocano una tragedia irrisolta, una scomparsa misteriosa svelata solo a metà e che non lascia spazio ad una completa rielaborazione dell'accaduto. La cronaca è purtroppo piena di questi nomi, di queste circostanze colme di angoscia e inquietudine, e sarà per questo che il cinema, come forma d'arte che tenta di rispecchiare la realtà, ha affrontato diverse volte il tema della scomparsa, con film molto spesso incisivi e significativi. Ricordiamone alcuni.

Il primo che ci torna in mente è il suggestivo Picnic a Hanging Rock del 1975 diretto da Peter Weir e tratto dal romanzo della scrittrice australiana Joan Lindsay. La storia è ambientata nell'attraente e selvaggia campagna australiana, nell'atmosfera un pò sospesa dell'aristocratico e vittoriano collegio Appleyard, vicino Melbourne. E' il giorno di S. Valentino, anno 1900. Un gruppo di ragazze del collegio partono per un picnic ai piedi dell'imponente gruppo roccioso della Hanging Rock, quando tre ragazze ed un'insegnante si allontanano per una passeggiata scomparendo nel nulla. A tornare indietro è solo una ragazza in stato di shock, priva di memoria sull'accaduto, che non riuscirà mai a dare una spiegazione del tragico evento. Le intense ricerche della polizia sulla roccia non avranno alcun esito e non verrà mai sciolto l'enigma di questa scomparsa. Il film, con le sue atmosfere eteree e il mistero mai svelato, resta indelebile nella memoria di chi l'ha visto e rende perfettamente il sentimento di incredulità e inquietudine di chi resta.

Altro film del genere, anch'esso imprescindibile soprattutto per l'interpretazione di Meryl Streep che per esso ha ottenuto il premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes, è Un grido nella notte del 1988, diretto da Fred Schepisi. Questa volta il film tratta una storia realmente accaduta. Sempre in Australia, nei pressi dell'altopiano di Ayers Rock, una donna perde sua figlia nata da appena due mesi. Scomparsa nel nulla, la bimba non viene ritrovata e viene sospettata e accusata la madre del suo assassinio. Processata, la madre viene prima assolta, poi condannata all'ergastolo e, dopo tre anni, viene finalmente liberata in quanto si scopre l'oscuro mistero: la bimba è stata trascinata nel deserto da un dingo, un cane selvatico.

C'è poi il recente Amabili resti del 2009 diretto da Peter Jackson, adattamento dell'omonimo romanzo di Alice Sebold.  La storia che ci narra è quella che probabilmente più si avvicina alla tragica vicenda di Yara Gambirasio, di cui comunque ancora si ignorano i particolari. Nel film infatti la protagonista è proprio un'adolescente, la classica brava ragazza che di punto in bianco sparisce nel nulla. La prospettiva è quella della quattordicenne Susie che, dopo essere stata violentata e uccisa brutalmente dal suo vicino di casa, si ritrova in un limbo fra il mondo terreno e il paradiso da cui è in grado di seguire le vite dei suoi cari e del suo assassino. Insieme a lei lo spettatore condivide il dolore dei genitori e dei fratelli e le difficoltà nel ricostruire i fatti ed ottenere giustizia. Pian piano, infatti, il padre e la sorella riusciranno a ricostruire i molteplici tasselli del mosaico e a trovare così l'assassino e Susie riuscirà finalmente ad essere traghettata in paradiso. Il film è degno di nota in quanto sviluppa bene il tema delle conseguenze familiari di un tale tragico evento, ed è singolare il fatto che prenda come punto di vista quello della vittima, per di più collocata in una realtà ultraterrena.

Ultimo film del genere degno di interesse è Changeling del 2008, diretto da Clint Eastwood e interpretato da Angelina Jolie e John Malkovich. Basato su degli eventi realmente accaduti a Los Angeles nel 1928, parla di una donna a cui scompare il figlio e alla quale la polizia vuole far credere di averlo ritrovato portandole un altro bambino, con il solo scopo di riabilitarsi verso l'opinione pubblica. All'insistenza della donna nel dichiarare che non si tratta di suo figlio, la polizia la fa internare, ma dopo varie vicende si scoprirà che la donna ha ragione e che suo figlio è stato preso da un uomo che ha ucciso inspiegabilmente altri venti bambini. La donna uscirà dall'istituto di cura e farà causa alla polizia per l'accaduto, vincendola. In realtà il finale del film lascia aperto uno spiraglio di speranza perchè il corpo del bambino non è mai stato trovato e c'è un uomo, all'epoca unico bambino riuscito a liberarsi, che dichiara di averlo visto fuggire nel nulla. La donna non smetterà mai di cercarlo e di sperare. Ottima regia,  a metà strada tra il genere drammatico e quello triller, il film presenta anche uno sguardo critico verso la corruzione del mondo del potere proponendo un lieto fine in cui sembra essere garantita giustizia.

 

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