'Ogni persona dovrebbe vedere il film The Birth of a Nation': intervista all'attore Jason Stuart

Cinema / News - 24 October 2016 07:30

Mauxa ha intervistato Jason Stuart, attore del film "The Birth of a Nation" di Nate Parker.

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The Birth of a Nation è il film di Nate Parker distribuito dalla Fox Searchlight. Negli stati Uniti è uscito il 7 ottobre 2016, mentre in Italia sarà distribuito il 19 gennaio 2017.

La trama racconta di Nat Turner, bambino schiavo che nel 1806 impara a leggere, divulgando la Bibbia ai compagni. Il padrone lo porta in tutto il paese in un tour di predicazione per ottenere profitto, Turner comprende così l’orrore della schiavitù: il 21 agosto 1831 nella Contea di Southampton conduce una rivolta dei neri.

Nel cast ci sono lo stesso regista, Armie Hammer, Penelope Ann Miller. Mauxa ha intervistato l’attore Jason Stuart.

D. Nel film "The Birth of a Nation" interpreti il proprietario di una piantagione, Joseph Randall, in un modo innovativo. A cosa ti sei ispirato per restituire un’immagine storicamente accurata?

Jason Stuart. Ho lavorato con sette diversi amici attori per quattro ore al giorno: il ruolo doveva rispecchiare ciò che il regista, Nate Parker voleva. L'insegnante di recitazione sul set, Cary Anderson, ha chiesto di sentire il mio accento. Ha poi domandato: "come hai fatto a ottenere quell’accento, così giusto?”. Il personaggio di Randall è diventato un parte di me in retrospettiva, penso che ero destinato a interpretare il ruolo. Ho anche lavorato sul movimento fisico del personaggio: è stata un'esperienza creativa per me. Onestamente, ho solo letto la sceneggiatura una volta, mi ha colpito così profondamente, non volevo che le cose terribili eseguite dal mio personaggio influenzassero la prestazione, che si differenziasse da come l’avevo “intuita” la prima volta. Alla fine ho ho ricreato un "Joseph Randall" che è veramente morto dentro.

D. Come è stato il rapporto di lavoro con gli altri attori, Nate Parker e Armie Hammer?

J. S. Era come trovarsi in un gruppo di recitazione. Armie è un gran lavoratore, ha provato la parte tanto quanto me. Nate è così positivo, cerca di elevare la scena in un modo che non ho mai provato con un altro regista o attore. Ero così propositivo che è stato contagioso. Ha così assecondato le mie scelte, mi sono sentito parte della famiglia di "The Birth of a Nation” in una maniera inclusiva non comune a Hollywood. Io non sono cresciuto con quel tipo di supporto. Quindi per me è stato un motivo per realizzare un passo ulteriore.

D. Il film racconta anche del coraggio che emerge in un luogo ostile. Quale pensi sia il significato del film soprattutto nel panorama politico dell’America di quest'anno?

J. S. Nat Turner era in sostanza un precursore di quello che oggi conosciamo come "Black Lives Matter”. È stato il primo schiavo - di cui esista documentazione - ad avere la forza di resistere ai proprietari bianchi. Ma allo stesso tempo - come appare dal film - era una persona della gente e per la gente, che ha veramente creduto nell’uguaglianza per tutti, americani e non solo africani. Quella del razzismo è una questione complessa, quando il pubblico vedrà il film scoprirà che non è tutto bianco e nero. Nate Parker ha scritto un film che ha avviato questo dilemma. Alcuni non saranno in grado di percepire il passato alla medesima maniera, dopo aver visto il film. Credo che ogni singola persona su questo pianeta debba vedere "The Birth of a Nation”.

D. Hai lavorato anche in serie tv, come "Love". Come si differenzia la preparazione rispetto al cinema?

J. S. Ho avuto modo di lavorare con Judd Apatow e Paul Rust che hanno creato la serie “Love”. Interpreto il Dr. Powell, psichiatra che in realtà non è molto presente e - sopratutto - nei propri confronti. Mi è piaciuto lavorare nella serie. Il regista, Joe Swanberg, ci fece recitare la scena prima come era scritta, poi ci ha lasciato improvvisare. Io sorreggevo una palla, ho riso così tanto. Il mio paziente era Rich Sommer, di "Mad Men". Lui aveva un modo perturbante di essere divertente, allo stesso tempo, incredibilmente sottile. Prima di andar sul set Judd Apatow mi ha mandato una e-mail su come svolgere il ruolo, quindi ero a mio agio. È molto gentile.

D. Qual è la tua giornata tipo?

J. S. Mi piace stare con i miei amici più stretti, come Alexandra Paul. Suo è stato il ruolo di Stephanie Holden nella serie “Baywatch”. È la mia migliore amica da quasi 30 anni. Lei mi ha insegnato ad essere una persona migliore: ad esempio aiutiamo i senzatetto, ogni giovedì a Santa Monica con cibo vegan. Sì, vegan. E nel mio tempo libero aiuto un gruppo di giovani di circa 20 anni che cercano una direzione nella vita, un scopo e un percorso di carriera.

D. Qual è il tuo libro preferito al momento?

J. S. Ho appena letto il libro di Stephen Tobolowsky, "The Dangerous Animals Club”. È un attore di carattere, che ha ispirato molte persone con la sua capacità di stare in piedi in situazioni complicate. Voglio essere lui quando sarò grande!

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