Intervista allo scrittore JD Slajchert: dal basket al nuovo romanzo, trama e personaggi

Daily / Intervista - 14 November 2022 14:00

Darling, You're Not Alone è il nuovo romanzo

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

JD Slajchert (Slack*ert) è un'ex atleta della pallacanestro dell'Università Santa Barbara della California: divenuto scrittore, ha appena completato il suo secondo romanzo,  Darling, You're Not Alone. La trama s’incentra su un ragazzo che si trova a gestire le complessità della vita quotidiana quando una terribile tragedia lo colpisce, chiedendosi se ci sarà ancora speranza che la propria visione del mondo muti. 


I 10 momenti della storia dello sport che hanno commosso il mondo

Qual è la trama del romanzo Darling, You're Not Alone? 

Darling, You're Not Alone è la storia di un giovane ragazzo timido e dal cuore gentile di nome Phoenix che viene catapultato nell’epicentro di una sparatoria, a scuola. Insieme a tutti i residenti superstiti della piccola città di Darling, in Colorado, è costretto ad affrontare le conseguenze del fatto di essere diventato un punto di riferimento globale della violenza insensata. Ma, apparentemente dal nulla, Phoenix scopre in maniera casuale qualcosa di magico. La sua missione diventa quindi quella di riportare la luce a Darling, e dare a tutti qualcosa in cui credere di nuovo. Ho scritto questo libro perché credo che se una tragedia inimmaginabile possa avere luogo ovunque, e allora anche una speranza inimmaginabile deve emergere. Ho sognato questa storia per contribuire a illustrare questo aspetto. 

Come è nata l'idea di scrivere di un ragazzo, Phoenix, di 10 anni? 

Nelle prime stesure del libro, ho iniziato la storia con Phoenix che aveva 15 anni. All'epoca, volevo che il lettore entrasse subito nella storia, leggendo e sperimentando rapidamente il suo complicato stato emotivo, senza sapere esattamente come ci fosse arrivato. Ma dopo aver affondato i denti in questa storia, io e i miei fantastici editor, Alison Rolf, Christine Nielson e Chris Varonos, abbiamo deciso che era meglio per i lettori incontrare Phoenix a 10 anni. In questo modo, abbiamo ritenuto che Phoenix sarebbe stato introdotto in maniera più empatica: così i lettori possono vederlo prima che i suoi problemi si manifestino. Poi, man mano che la storia procede, si può leggere e assistere ai cambiamenti che subisce dal punto di vista emotivo, mentre tutti gli eventi iniziano a svolgersi in maniera cronologica. Inoltre, è sempre stata una mia idea quella che – nella nostra età più giovane – siamo la migliore espressione di noi stessi. Volevo che i lettori vivessero Phoenix in questo modo. 


Phoenix ha un rapporto speciale con suo padre. Anche tu ha lo stesso rapporto con tuo padre? 

È importante comprendere che Phoenix soffre di un grave disturbo d'ansia sociale, oltre che di depressione. Mentalmente, è tormentato da questi pensieri paranoici che rimbalzano continuamente nella sua testa, come una pallina da tennis che salta in una piccola stanza. Tuttavia, l'unica persona che sembra in grado di fermare il rimbalzo della pallina è suo padre, Herman. Ho voluto creare questo forte legame tra Phoenix e Herman perché credo che questo rapporto sia molto simile a quello che molti adolescenti che lottano con questi disturbi prevalenti affrontano. È importante discutere di questi problemi, visto il numero crescente di persone che ne soffrono. Ma sono i nostri genitori che spesso rappresentano la nostra stabilità nella vita, e sono fortunato a dire che mio padre lo è per me, in maniera certa. È il mio più grande fan, il mio fidato confidente e il mio migliore amico. Gli viglio bene alla follia. 

Come si è sviluppata la tua passione per la scrittura partendo dal basket? 

Come atleta, ero costantemente in viaggio. Ho trascorso la mia giovinezza in palestre sudate in tutta la California meridionale. Quando sono diventato più grande e più alto, sono stato reclutato dall'Università della California, a Santa Barbara, dove ho gareggiato come giocatore di basket al college e ho viaggiato in tutto il Paese. Ma mentre mi spostavo per tutto il periodo in cui giocavo, mi sono sempre assicurato di tenere uno o due libri al mio fianco. La lettura è diventata la mia meditazione, mentre ero in viaggio. Nel corso degli anni ho letto tantissimi libri diversi, di ogni genere. Finché, un giorno, ero seduto nel terminal dell'aeroporto di Denver e aspettavo con pazienza la mia coincidenza. Mentre attendevo, ho iniziato a leggere un libro che avevo con me, quando mi è venuto in mente che avrei potuto scrivere un libro migliore del bestseller che avevo tra le mani. Così, a 21 anni, ho iniziato a scrivere. 

Qual è la partita che ricorda di più? 

Nella mia ultima partita casalinga del 2018, al Thunderdome, nella nostra palestra a UCSB, ho fatto un tiro per segnare – nella carriera - il mio centesimo punto. Quando ho realizzato il tiro, è quasi saltato il tetto del palazzetto. Avevamo battuto la nostra rivale, Cal Poly San Luis Obispo, e tutti i miei parenti e amici più stretti erano lì a festeggiare. Ancora oggi c'è gente che viene da me e mi parla di quel tiro al volo. 

È più difficile segnare un buon punto o scrivere un buon capitolo? 

Direi anche che è più difficile scrivere un buon capitolo di un libro che segnare in una partita. La pallacanestro è uno sport di squadra e i tuoi compagni possono farti segnare, mentre la scrittura riguarda solo te, e la scoraggiante pagina bianca.

Qual è il suo autore preferito? 

Il mio autore preferito è John Green. Per me è il massimo della professione di scrittore. Sono cresciuto come un incredibile fan del suo lavoro e trovo il suo stile così unico. John è riuscito a trovare l'equilibrio tra scrivere la quantità perfetta di storie intriganti e mescolarle con un pizzico di letteratura introspettiva. Le sue storie mi lasciano sempre pensare al mondo in modo diverso. 

E il suo giocatore di basket preferito? 

Il mio giocatore di basket preferito è il mio buon amico Gabe Vincent dei Miami Heat. Guardare uno dei tuoi amici più cari gareggiare nell'NBA quattro sere a settimana è ancora più bello di quanto sembri. Non dimenticherò mai di averlo visto giocare la sua prima partita in NBA in quello che allora era lo storico Staples Center contro i LA Clippers nel 2020. Sono passati quasi tre anni da quando l'ho visto giocare lì, e ancora stento a crederci. È un'ispirazione. 

Qual è il suo prossimo progetto di scrittura? 

Non posso dire molto, ma ho due diversi progetti di scrittura attualmente in lavorazione. Uno è un romanzo autonomo e più tradizionale, l'altro è una serie che segue due giovani innamorati in tutto il mondo. Non so ancora quale sarà il primo a essere pubblicato.


© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon