Intervista all’attore Vito: dall’esperienza con Federico Fellini ai progetti in tv, teatro
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Vito (Stefano Bicocchi) ha lavorato al cinema in film come La voce della Luna di Federico Fellini, Ivo il tardivo di Alessandro Benvenuti, Radiofreccia di Luciano Ligabue, Io e Spotty di Cosimo Gomez (2022).
Hai iniziato a recitare al cinema ne "La voce della Luna" di Federico Fellini. Com'era Fellini sul set?
Fellini dava delle indicazioni molto precise, lui aveva in mente il film. Lui sapeva il percorso del personaggio. Quando arrivavo sul set mi diceva di fare questo e quello, e sapeva dove indirizzare la storia. Ma me lo diceva la mattina.
Come ricordi quell'esperienza con Fellini?
È il mio primo film, si comincia al meglio, con un ruolo con Fellini. È un'esperienza che mi terrò dentro per sempre, unica, e non tutti credo che possano vantarlo.
Hai lavorato in tv a L'ispettore Coliandro. Secondo te come mai la serie ha avuto così successo?
Per me Coliandro è un personaggio al di là degli stereotipi dei telefilm polizieschi. Ci sono poi degli sceneggiatori importanti, e anche la regia dei Manetti è fondamentale. Tutti questi elementi fanno sì che il prodotto sia diverso da tutto ciò che è stato finora, come recitazione, regia e scrittura. I Manetti sanno dare quella cosa in più che altri non hanno. Poi è girata a Bologna, ed è una città poco sfruttata. Anche se io sono di Bologna, ho trovato scorci che non conoscevo.
Schede
La tua comicità è spesso surreale. Come nasce uno sketch o un personaggio, che decidi poi di proporre al pubblico?
Faccio una sorta di teatro contemporaneo. Quello che recito sul palco è ciò che porto nella vita di tutti i giorni. Analizzo i difetti delle persone normali, per ampliarli, per far sì che poi quest'anima sia resa al pubblico. Quando vado a prendere il caffè la mattina, quando vado in posta, osservo, e poi quando vado a casa, dico: "Ma hai visto quel tipo?". Forse all’inizio era più una comicità surreale. Adesso più che mai c'è un'osservazione della vita quotidiana.
Puoi parlarci dei prossimi progetti?
Ho fatto una serie per Netflix, con Luca Zingaretti, di cui non posso parlare. Questa estate ho girato per Rai 1, La ragazza dietro il banco, con Cristiana Capotondi.
Ora sei a teatro.
Sì, con L'altezza delle lasagne. L'ho portato a Milano, ed è scritto da Francesco Freyrie e Andrea Zalone. È un monologo sulla disperazione quotidiana, politicamente scorretto, molto divertente.
Tornando all'esperienza con Fellini, pensi che ci sia possibilità oggi per il cinema italiano di avere la medesima visibilità all’estero?
C'è Paolo Sorrentino che sta
facendo un lavoro ottimo. È il tempo che passa, le nuove generazioni che
vengono su, forse hanno bisogno di affermarsi per più tempo. Abbiamo dei registi
che possono prendere il posto, difficile eguagliare Fellini, De Sica,
Monicelli, perché è cambiato un po' tutto. Ma abbiamo le carte in regola per
fare un salto internazionale.
Foto, Giovanni Bortolani
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