Intervista al fumettista Emanuele Barison
Comics / Intervista - 04 July 2025 10:00
Scopri l'intervista a Emanuele Barison, dal film Reflection in a Dead Diamond a Diabolik

Emanuele Barison ha lavorato a personaggi come Diabolik, Zagor, Tex Willer,e per la casa editrice francese Dargaud ha disegnato Le stigmate di Longinus e la serie gotica Orphea. Ha collaborato alla parte visiva del film Reflection in a Dead Diamond, ora al cinema.
Benvenuto a Emanuele Barison, artista di comics come Diabolik, Tex, Zagor. Hai lavorato anche al film "Reflection in a Dead Diamond", ora nelle sale: qual è stato il tuo apporto alla pellicola?
Ho lavorato a lungo con il mercato francese, con la casa editrice Dargaud in particolare, e collaboravo con François Corteggiani. Nel 2022 François mi scrive lui e mi dice che Bruno Forzani voleva incontrarmi. Ci incontrammo a Verona, in un autogrill – Bruno e la moglie non hanno il telefono: loro dovevamo andare a incontrare Fabio Testi. Loro sono molto preparati nella cultura visiva, e sfogliando lo storyboard mi pareva di vedere i miei fumetti. Inoltre, dai tre film su Diabolik, si era consumata la rottura con Astorina, per via delle diverse scelte di design della trasposizione dal fumetto al cinema. Per me era importante identificare perfettamente il carattere con il volto del protagonista, cosa che non avvenne con Diabolik. Invece, con Bruno Forzani e sua moglie, si è creata una regia potente, scegliendo un attore – appunto Testi - che è come uno Sean Connery italiano. Mi sono trovato una sorta di storyboard, decidendo i frame miei da montare – anche con un linguaggio abbastanza nuovo – e nella sequenza finale del film mi sono sentito a mio agio, in linea con loro. La regia è poi impeccabile, come la scena dell'apparizione dei serpenti.
Per il personaggio di Diabolik nel fumetto, sei stato tra i primi a porlo su sfondo nero. Come è nata l'idea?
Per me era normale. La casa editrice voleva uscire ogni mese con due e tre albi. È un noir, ed era semplice porlo lì.
Tex, Zagor: come hai inciso su questi personaggi storici?
I generi hanno dei codici, come Tex che deve avere l'ombra sul cappello. Oggi molti fumettisti s'improvvisano, invece ci vuole mestiere. Su Tex ho lavorato un po' di più sui personaggi comprimari, sui primi piani. Zagor ha un pubblico suo, tutti i personaggi hanno avuto un'evoluzione. Invece di Diabolik mi dà fastidio che non abbia senso dell'umorismo, perché è scritto da donne. Io lavoro molto sulle luci e le ombre, oggi invece in pochi hanno questa visione.
Torniamo a Reflection in a Dead Diamond. La produzione del film è italiana, con Dandy Project di Simona Pelliccioli, che ha esplorato un terreno nuovo per il racconto filmico: pensi che possa essere l'inizio per nuove formule narrative in Italia?
Nel film ci sono proprio gli albi, gli oggetti che diventano panoramica. In Italia è un caso unico e raro, amo poi quel genere anni '60 e '70. Anche l’attore Yannick Renier, è perfetto per quella parte. La scena della lotta nel bar è Tarantino puro.
Qual è un personaggio dei fumetti Marvel o DC Comics che vorresti rielaborare?
Da sempre, Devil e Il Punitore. Poi ci sarebbe Batman, ma è stato declinato in vari modi.
Sei il vice-presidente del palazzo del Fumetto di Pordenone. Come è nato questo progetto?
Il Palazzo del Fumetto è al centro di Pordenone. Si tratta di 2000 metri quadri, e consacra la Scuola di fumetto che – oltre a me – comprende Davide Toffolo, Romeo Toffanetti. Ci occupiamo di mostre, come quella di Manara, Cavazzano, Iacovitti. È il primo e unico museo con mobili che si possono aprire, ante. Si passa poi agli eventi, formazione, facciamo comunicazione attraverso il disegno. Abbiamo vinto la nomina a città della cultura perché nel dossier abbiamo dato spazio visivo al fumetto.
Puoi anticiparci qualcosa dei prossimi progetti?
Oltre al Palazzo del Fumetto, sto lavorando a un altro episodio di Zagor, con testi di Luca Barbieri, con storie che hanno un plot più adulto.
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