Venezia 2017: Zama di Lucrecia Martel, Recensione film
Alla 74° Mostra internazionale del cinema di Venezia viene presentato fuori concorso Zama

Viene presentato alla 74° Mostra internazionale del cinema di Venezia l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo “Zama” dello scrittore argentino Antonio di Benedetto scritto nel 1956. Il film diretto da Lucrecia Martel ha come attori protagonisti Daniel Giménez Cacho, Lola Dueñas e Mariana Nunes. Zama è ambientato durante il diciottesimo secolo in una colonia spagnola del Sud America, narra la vicenda umana di un ufficiale spagnolo diviso tra la speranza e la rassegnazione di ottenere l’agognato trasferimento e ricongiungersi con la sua famiglia.
Trama del film Zama: L’ufficiale della corona spagnola Don Diego de Zama (Daniel Giménez Cacho) cerca in ogni modo di assicurarsi il favore dei suoi superiori ed ottenere dal Re la lettera che autorizzerebbe il suo trasferimento. Il tempo passa inesorabile ed i governatori che si avvicendano nell’amministrazione della colonia gli fanno promesse che non mantengono, esponendolo ad incarichi e umiliazioni. Ormai disilluso Zama s’imbarca in una nuova impresa, unendosi agli uomini che tentano di dare la caccia ad un pericoloso bandito.
Lucrecia Martel compie una narrazione gradata, catturando con andamento acuto e flemmatico lo scorrimento della quotidianità. Un’ordinarietà costituita dagli incarichi pubblici e dai momenti privati di un funzionario della corona spagnola, frustrato per la situazione alla quale si sente condannato. Il paesaggio attrattivo e naturale viene catturato con talento, donando profondità alle sequenze. Martel descriva i momenti salienti di un uomo comune, i cui titoli conquistati non sono sufficienti a far avverare le proprie aspirazioni di ritorno a casa. Fa emergere dettagliatamente la condotta politica ed il clima clientelare. L’esercizio del potere realizzato attraverso rapporti personali, intimi, che consente a chi lo detiene realmente di affossare l’uno e privilegia l’altro.
Una vicenda che sembrerebbe sepolta nel passato nel quale è ambientata eppure appare ancora così vicina all’attuale organizzazione sociale. Lucrecia Martel descrive in modo acuto e con precisione le debolezze umane del protagonista, la sua esasperazione di fronte alla tacita negazione, la disperazione che svilisce nell’accondiscendenza verso i superiori, il servilismo che giunge ai limiti della prostrazione. Una vicenda tanto kafkiana da sembrare persino ironica nel suo parossismo.
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