A casa tutti bene, incontro con il cast del film diretto da Gabriele Muccino

Cinema / Intervista - 02 February 2018 17:45

”A casa tutti bene” è il film corale di Gabriele Muccino

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L'isola del film



A casa tutti bene è il nuovo film di Gabriele Muccino, con un cast composito. Realizzato con un budget di più di sette milioni di euro, è ambientato su un’isola dove si incontrano i membri di una famgilia, giunti per festeggiar le nozze d’oro dei capostipiti, Alba (Stefania Sandrelli) e Pietro (Ivano Marescotti). Da qui riaffiorano conflitti, segreti e speranze.

Abbiamo incontrato il cast del film. 

Gabriele Muccino. Ho voluto raccontare la società degli uomini, con le dinamiche tribali che vi sono insite. Perché tutto nasce dalla famiglia e tutto finisce li. È soprattutto un luogo dell'anima umana. Penso che ogni individuo sia composto di fasi, e quelli che ora sono compiuti non lo erano prima. È invece quelli che lo erano una volta, ora sono frantumati. 


A casa tutti bene


Gli attori del film 

D. Il film racconta anche delle scelte di cui siamo poi vittime. Sei d'accordo?

Gabriele Muccino. Sì, perché se incontri una donna che ti dice che tendenzialmente è infedele, dopo sei anni non puoi lamentarti: le scelte che facciamo sono motivate dalla nostra capacità  di guidarci o meno verso gli obbiettivi. 

D. Come ti sei immedesimata nel ruolo di donna forte che sorregge le redini di una famiglia?

Stefania Sandrelli. Nel film sono Alba, una madre amorevole, ma la famiglia presuppone dei rapporti molto preziosi. Sono dei rapporti al cubo, quello che si provano per un figlio, un fratello è un sentimento profondissimo, non lo provi per nessuno. Chi vuole uscire dalla famiglia, poi finisce che voglia ritornare. Se poi tornano è non trovano nessuno, sono cavoli. Le donne sono create per sorreggere gli uomini, ma occorre anche difenderle. 

D. Il tuo ruolo di padre è anche insofferente. 

Ivano Marescotti. Io interpreto il patriarca della famiglia, Pietro.  Lui è affabile, ma con la famiglia allargata è in difficoltà, perché emergono le mogli ed ex-coniugi dei figli che portano screzi. 

D. Tu sei sia attrice che sceneggiatrice del film. Come ti sei trovata in questo doppio ruolo?

Sabrina Impacciatore. Sara è una di quelle donne che vuole avere controllo sulle altre persone, perché non riesce ad aver sotto controllo la propria. Ha subìto un tradimento, e non si può immaginare di stare da sola. Ma lei poi chiede alla madre come abbia fatto a sopportare i tradimenti di suo marito, e riceve una risposta che incita alla pazienza.

È vero, sono anche sceneggiatrice. Gabriele a Muccino mi chiamò  alle nove della mattina - orario pessimo - è mi espose tutta la trama. Ho subito avvertito che aveva una urgenza di raccontare quella vicenda. Gabriele ha vissuto durate le riprese in uno stato di ebrezza creativa, come un pittore che dipinge un affresco. Quando abbiamo rivisto il film finito, uomini e donne piangevamo tutti. È un film da cui non ci si può proteggere.



Giampaolo Morelli. Io interpreto tuo marito, e sono sia colpevole che vittima.  Come accade anche nelle coppie. 

I personaggi sognatori di "A casa tutti bene"

D. Il tuo personaggio invece è un outsider.   

Stefano Accorsi. Paolo è il più protagonista di tutti. Quella mattina che Gabriele Muccino  ha chiamato alle nove Sabrina Impacciatore, lui mi ha telefonato alle otto e mi ha chiesto: “che dici, la chiamo Sabrina?” (ride). Il mio ruolo è quello di chi porta anche una zavorra, che forse la madre ha contribuito ad addossare. Non ho mai fatto un film così corale, con venti attori in scena tutti insieme, 

D. Anche tu  sei una sognatrice.

Elena Cucci. Isabella crede ancora nell'amore. Pensa che sia giusto anche avere una seconda possibilità, vuole concederla. Il suo animo sognante non riesce più a trattenere le redini, e si vuole mettere in gioco, proprio con Paolo. Con una emergenza che non va confusa con la superficialità.

D. Riccardino è lo scavezzacollo del gruppo.

Gianmarco Tognazzi. Da giovane direi che ero proprio così, come il personaggio di Riccardo. Ormai fra di noi si è creata un’affinità, tanto che abbiamo anche una chat privata in cui ogni giorno ci confrontiamo. 

Giulia Michelini. Io sono la moglie di Riccardo, che  di fronte a quelle maschere non riesce ad essere imparziale, e così sbotta.

D. Il tuo personaggio, Carlo è tra due fuochi, tra l’ex moglie e quella attuale.

Pierfrancesco Favino. Sì, perché la famiglia diventa il paradigma di una società. Non ci sono qui supereroi,  sfido chiunque a dire che esista una famiglia non disfunzionale.

Valeria Soralino. Io sono l’ex moglie di Carlo.  Sembra un personaggio che è chiuso in se stesso, che non sa aprirsi al mondo.

D. Invece il tuo ruolo è complicato, moglie di un uomo malato di Alzheimer.

Claudia Gerini. Ero contenta di incontrare Gabriele che mi ha spiegato la metafora dei ruoli corali, ognuno dei quali aveva un suono preciso. Ho percepito delle sfumature belle, malinconiche. Lei, Beatrice ha avuto una seconda possibilità, si è risposata ma poi ha dovuto affrontare  la malattia del marito. Quindi questo giorno che dovrebbe essere di spensieratezza, diventa per lei quello in cui  poi si sfoga perché vede il futuro con sfumature dolorose. 

Gabriele Muccino. Volevo anche raccontare quanto sia difficile gestire il rapporto di coppia. Esiste all'interno di ogni coppia un momento di blackout. Se voglio fare un riferimento cui mi sono ispirato, è più “Le notti Cabiria” che la cronaca. Non voglio però raccontare le età né le generazioni, ma l'attitudine dell’animo umano di fronte alle avversità che la vita ti impone di affrontare.  

Carolina Crescentini. Ginevra è l’attuale moglie di Carlo. Lei  nasce paranoica, ossessiva, con le manie di persecuzione. Anche se fa le cose in mondo sbagliato, ha il disperato bisogno di essere accettata dal marito.  

D. Arriviamo così al tuo personaggio, Sandro che vive questa malattia. Come lo hai affrontato?

Massimo Ghini. Ogni giorno a Gabriele Muccino chiedevo se quello che stavo facendo offendesse la malattia. Riportarla sullo schermo poteva violare la sensibilità di qualcuno, perché conosco questa patologia avendo delle persone care che ne sono affette. Anche fisicamente mi appoggiavo a Claudia è sentivo che c'era condivisione

D. Dopo l'esperienza americana, come reputi questo ritorno in Italia?

Gabriele Muccino. Questa è la mia esperienza più importante in assoluto, e non c'è nulla di meno rispetto ai film realizzati con 55 milioni di dollari. Poi ho sentito un’emozione mai provata, mentre giravamo tutti insieme stando insieme per giorni e giorno sull'isola.

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