Recensione serie tv Fiasco, una trama stirata

Tv / Recensione - 04 May 2024 14:00

Fiasco è la serie tv streaming su Netflix

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La serie tv Fiasco utilizza il metodo del mockumentary, cosicché ogni scena sembra un finto documentario sulle riprese del film. Non mancano momenti ilari, come quando gli attori si otturano il naso quando sono vicino alla truccatrice, perché ha l’alito cattivo. Oppure il produttore Jean Marc (Pascal Demolon) che fraintende le situazioni, perché ha il “cervello in tilt”.

La talpa è qualcuno che cerca di sabotare le riprese, e che è insinuata nella troupe. Intanto il regista Raphaël Valande (Pierre Niney) deve far sparire un trasmettitore, che lo incolperebbe per un incidente occorso a un’attrice, che ha perso una gamba.


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Vincent Cassel interpreta un attore che sta girando il film, “sono una mucosa su cui mettere il limone” afferma vantando la propria celebrità. Quando Cassel si licenzia, per recuperare la situazione, il regista Raphaël diviene lui stesso interprete, così da sfruttare la popolarità sui social.

La situazione migliora quando un produttore, Tom (François Civil) vuole investire tre milioni di euro nel film: ma in realtà lui è un amico di Raphaël e cerca di fingersi l’investitore Barthabé, così da apportare fiducia nella troupe. Lui interpreterà Vincent il vichingo: anche se poi Raphaël – infuriato per i suoi comportamenti - lo colpisce alla testa e lo rinchiude nel bagagliaio.

Scopriamo così che il film racconta della nonna di Raphaël, e delle sue vite passate, giungendo fino alla preistoria, e passando per l’olocausto. Come tutte le serie che raccontano della realizzazione di un’opera, il rischio è quello di indugiare in momenti sonnolenti, che rallentano l’azione. La soluzione per ovviare a tale disturbo narrativo è puntare sulla comicità, così da aumentare il ritmo.


Nella serie, solo alla fine si svela alla troupe del problema del sabotaggio: così tutti vomitano problemi e sospetti reciproci, ritardando la suspense. La trama si rivela esile, con il MacGuffin – individuare il sabotatore - che risulta solo evenemenziale. Il rischio di tale ritardo è anche quello di non rispettare lo spettatore, che finora si accorge di aver assistito solo a degli sketch. E di aver assistito a uno stiramento della trama, per arrivare alla conclusione dei sette episodi. Da consumare, ormai, come una scatola di pop-corn.

 


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