Recensione film Blade Runner 2049

Cinema / Recensione - 05 October 2017 07:00

Denis Villeneuve dirige il nuovo capitolo di Blade Runner con protagonisti Harrison Ford, Ryan Gosling e Robin Wright

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Blade Runner 2049, diretto da Denis Villeneuve, riporta al grande schermo la saga dei replicanti utilizzati nell’extra mondo per la conquista di nuovi pianeti. Saga che continua con un nuovo ed atteso capitolo che esplora un futuro visionario nel quale vizi e virtù vengono amplificati, lanciando con genialità alcuni collegamenti ad un passato suggestivo e classico.

Se nel primo episodio del 1982 i replicanti in cerca di umanità si ribellavano ai loro creatori, vinti dai loro limiti vitali e sconfitti dagli umani, in "Blade Runner 2049” essi costituiscono ed integrano la società, hanno sconfitto i loro limiti e sono alla ricerca di quella completezza che li possa rendere in tutto somiglianti e forse superiori agli umani. I Nexus 6, il vecchio modello di replicante Roy Batty (Rutger Hauer) famoso per monologo “ho visto cose che voi umani…” è ormai superato, i nuovi aspirano a diventare i padroni del mondo.

Blade Runner 2049 - tratto anch'esso dal romanzo "Il cacciatore di androidi" ("Do Androids Dream of Electric Sheep?") di Philip K. Dick del 1968 - rappresenta un'evoluzione  nel quale viene capitalizzata al meglio la narrazione del primo capitolo. Infatti, il passaggio fondamentale di "Blade Runner” del 1982 veniva espresso nel rapporto tra Rachael (Sean Young) e Rick Deckard (Harrison Ford). Lei, convinta di vivere un’esistenza umana, viene prima edotta d’essere una replicante e poi sedotta e spinta a compiere un passo verso la complementarità umana innamorandosi di Deckard. Un rapporto che viene ripreso a fondamento di "Blade Runner 2049” dove trova la sua evoluzione e compiutezza.

L’ambientazione è suggestiva e sublima una tetraggine che attanaglia lo spettatore con dettagli estremamente curati che riprendono ed evolvono le atmosfere del precedente capitolo, supportate da una fotografia di Roger Deakins ("Le ali della libertà", 1994, "Skyfall", 2012) che esprime colori densi e lividi. Cura dei dettagli che viene espressa con compiutezza ed ingegno nel rapporto tra la nuova e vecchia città, quando il Blade Runner interpretato da Ryan Gosling incontra il vecchio segugio Rick Deckard interpretato da Harrison Ford.

La storia rispetta i canoni lanciati dalla saga, tuttavia la sceneggiatura non raggiunge il livello di assoluta compiutezza mostrato nel precedente episodio che assorbiva lo spettatore con maggiore intensità. Sebbene la narrazione appare infatti meno elaborata e meno compiuta rispetto alla sceneggiatura del primo episodio, a tratti indugia in inevitabili esigenze esplicative ed essenziali chiarimenti: è comunque ben congegnata e permette allo spettatore di comprendere l’intricato enigma che viene svelato con parsimonia.

Denis Villeneuve alla regia compie una performance ottima ed esprime ciò che si era proposto utilizzando sequenze cadenzate che conferiscono alla scena una buona dose di profondità, sublimando la spettacolarità dell’ambientazione ed elaborando un lungometraggio di assoluta potenza visiva.

In "Blade Runner 2049" viene mostrato un mondo nel quale la tecnologia permette un contesto visionario ed evoluto rispetto al primo episodio. Tuttavia, ora come all’ora, il perno della storia sembra incentrato sui legami che intercorrono tra i personaggi, sull’esigenza di rendere umana anche la virtualizzazione. Le dinamiche ben approfondite e ben espresse dal cast formato da Harrison Ford, Ryan Gosling, Ana de Armas, Sylvia Hoeks e Robin Wright, permettono di conferire un’adeguata interiorità ai personaggi, sebbene a tratti sembrino meno compenetrate rispetto al primo episodio.

"Blade Runner 2049" lascia lo spettatore affascinato e divertito, immerso in un mondo fantastico con una narrazione suggestiva. Rappresenta quel genere di film di fantascienza dove tutto è in equilibrio. Sebbene non giunga ai livelli del precedente capitolo è certamente degno di rappresentare la continuazione della saga di Blade Runner.

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