Recensione Favola con Filippo Timi diretto da Sebastiano Mauri, dal teatro al cinema
Distribuito da Nexo Digital, nelle sale dal 25 al 27 giugno.

Dopo il successo teatrale di Favola di Filippo Timi, anche il pubblico del grande schermo potrà godersi lo spettacolo, grazie all'adattamento cinematografico diretto da Sebastiano Mauri.
Mrs Fairytale (Timi) vive nella sua casa perfetta con vista metropoli e Grand Canyon. Siamo negli Anni Cinquanta, durante i Tranquilised Fifties: l'epoca che ha consacrato la casalinga frustrata, pronta a nascondere, dietro il giardino rigoglioso o sotto il tappeto, le magagne di una quotidianità affatto idilliaca. Anzi.
Schede
Il mondo di Mrs Fairytale è abitato da: un marito violento, Stan (Sergio Albelli); una vivace amica di sventura, dalla bellezza mozzafiato quanto un'attrice di un film di Hitchcock, Mrs Emerald (Lucia Mascino); e l'adorata/o Lady, il barboncino imbalsamato capace di tirarla fuori dai guai al momento giusto.
A completare il quadro dei personaggi di questa divertente commedia, applaudita anche al Torino Film Festival, ci sono i gemelli Ted, Tim e Glenn (interpretati da Luca Santagostino). Fisicamente identici, ma dotati di caratteri diversi e agli antipodi: dal Ted, impacciato a relazionarsi con il gentil sesso, al Tim, disinvolto ballerino bisex di mambo.
Mrs Fairytale, scopriamo, è una transgender in crisi. Nonostante la madre (Piera Degli Esposti) non perda occasione di ricordarle la brutalità riservata a una donna single, Mrs Fairytale non vuole rimanere sorda al cambiamento. Per la prima volta, intravede il senso della felicità.
Favola
è (anche) un gioioso omaggio ai classici del cinema hollywoodiano: dalle
anestetizzanti commedie con Doris Day, la mitica ragazza della porta
accanto, al drammatico capolavoro di Un tram che si chiama desiderio
(1951), fino ad approdare al piano criminale ordito dalla femme
fatale, una costante sui generis, del noir d'epoca.
La visuale
del Grand Canyon sembra ancorarsi all'immaginario di Thelma & Lousie (1991).
Il cinema ha una vocazione primaria di intrattenimento e meraviglia, intesa come spinta a superare l'angustia dei propri limiti. E Favola soddisfa entrambe le premesse: grazie alla mostruosa performance degli attori e al, meritato, lieto fine.
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