New York Academy: recensione del film dove mondi non comunicanti parlano tramite la musica

Cinema / Recensione - 17 August 2016 08:00

Keenan Kampa e Nicholas Galitzine sono i due giovani protagonisti della commedia romantico-musicale diretta da Michael Damian e, grazie al desiderio di dedicare la propria vita alla musica, sotto form

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New York Academy narra di due ragazzi i cui destini, votati alla passione per la musica, finiscono per incontrarsi, sotto la direzione di Michael Damian.

Ruby (Keenan Kampa) è una ballerina talentuosa che si trasferisce a New York perché vincitrice di una borsa di studio che le permette di frequentare una delle più prestigiose ed autorevoli scuole di danza americane. Johnnie (Nicholas Galitzine), invece, è un ragazzo che si è formato senza alcuna possibilità di studiare lo strumento che più lo appassiona, il violino, finendo ad esibirsi in strada o in metropolitana. Ed è proprio in metropolitana che il caso farà incontrare e scontrare i due protagonisti, il cui amore per la musica, sia essa sotto forma di danza o di esecuzione tramite strumento, permetterà ai due di avvicinarsi e, partecipando ad una gara insieme, dimostrare come due mondi e due approcci alla vita totalmente diversi possano non solo coesistere, ma anche essere indispensabili l’uno per l’altra.

Michael Damian dirige una commedia con venature musicali intrise di romanticismo servendosi di due giovani promesse tanto dell’ambito artistico-musicale, quanto di quello attoriale. Keenan Kampa, ballerina americana la cui bravura è stata riconosciuta a livello internazionale, avendo stipulato un contratto con il Teatro Mariinskij russo, fa coppia con Nicholas Galitzine, attore per il grande schermo, ma anche musicista e cantante per professione, permettendo di creare in New York Academy un potente connubio tra musica da ascoltare e da osservare.

Il film, che gode di un serratissimo montaggio alternato, prima mostrante le azioni di lei poi quelle di lui, che prosegue incessante fino all’incontro tra i due protagonisti, permette allo spettatore di addentrarsi in diversi sottoinsiemi di Madre Musica. E allora i numeri di crew hip-hop trovano spazio, riconnettendosi ad uno stile più tipicamente collegato al videoclip musicale, ma non si possono non citare le innumerevoli esibizioni che si svolgono in accademia, più raffinate ed eleganti, così come quelle che hanno come teatro errante la strada e le sue infinite sfaccettature, che cambiano da luogo a luogo, quindi esibizioni più crude, sporche, non impostate, vere.

New York Academy dipinge due mondi tendenzialmente non comunicanti, quello più strettamente accademico e quello più liberamente additato come “di strada”, ma la passione che entrambe le loro personificazioni provano nei confronti della musica tout court, Ruby convogliando le sue energie verso la danza, Johnnie sfruttando il suo innato talento suonando il violino, spingerà questi due binari inizialmente paralleli a convergere verso un punto in comune e, grazie alla storia d’amore, che in un lungometraggio che si rivolge ad un pubblico adolescenziale non può non essere il perno base, la musica potrà essere ascoltata ed osservata.

© Riproduzione riservata




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