Speciale Festival di Venezia

Mostra del cinema di Venezia: recensione À bras le corps

Regia di Marie-Elsa Sgualdo

Mostra del cinema di Venezia: recensione À bras le corps

À bras le corps, con protagonista Lila Gueneau

Ambientato in un paesino rurale di frontiera, in Svizzera, durante l’occupazione nazista dell'Europa, negli anni Quaranta, À bras le corps racconta la storia di Emma, un’aspirante infermiera e prediletta del comitato delle virtù che rimane incinta di un sedicente giornalista dopo essere stata stuprata. Lui non vuole saperne di assumersi responsabilità, così verrà soccorsa dal suo innamorato che la sposa e accetta d’essere il padre del figlio, ma Emma non lo ama e finirà per raggiungere la madre in città.


Una narrazione di obblighi ed emancipazione, con la giovane non ancora maggiorenne che sceglie di ribellarsi alle regole del proprio villaggio, di rifiutare una vita di sopportazione per abbracciare l'ignoto ma governare la propria vita.


Lila Gueneau rende un’interpretazione genuina, capace di rendere la remissione del personaggio alle regole del tempo e del paese, ma sapendone interpretare anche la forza di ribellarsi. Un percorso quello di Emma che nasce dallo shock della prevaricazione, di un gioco cominciato con un bacio e trasformatosi in qualcosa di non voluto.  Con À bras le corps la regia sembra voler esprimere un tributo alla forza di quelle donne che hanno saputo trovare il coraggio di ribellarsi ai condizionamenti sociali per affermare se stesse.


La regia guida sapientemente il personaggio protagonista nel suo cambiamento, una presa di coscienza tutta racchiusa nella scena conclusiva dove finalmente anche Emma ritroverà la gioia di vivere. 


À bras le corps è calato nella sua epoca, sullo sfondo della guerra, tra dubbi morali e condizionamento sociali, e rappresenta dettagliatamente un affresco storico della condizione vissuta in contesto rurale degli anni Quaranta

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