Genius, recensione del film
Colin Firth, Jude Law e Nicole Kidman sono i protagonisti del film "Genius".
Genius è il film di Michael Grandage distribuito da Eagle Pictures. Nel cast ci sono Colin Firth, Jude Law, Nicole Kidman, Laura Linney e Guy Pearce.
All’inizio ombrelli neri solcano la pioggia, con una fotografia da graphic novel di Ben Davis (“Doctor Strange”, “Avengers: Age of Ultron”). È difficile così parlare di questo film perché la bellezza visiva tersa, l’interpretazione sfuggente di Colin Firth, brusca di Jude Law e dolorante di Nicole Kidman possono confondere il giudizio. La forza dei dialoghi è prorompente, la sceneggiatura è tratta da una storia vera e non si riesce a discernere la grandezza dei personaggi reali da quelli rappresentati.
“Bisognerà lavorarci un po’, tagliare un po’ di rami” dice l’editore Max Perkins allo scrittore Thomas Wolfe annunciando di pubblicare il suo manoscritto. “So che non mi prende in giro, ma questo è troppo per me”, risponde lo scrittore. “Il mio unico lavoro è mettere buoni libri nelle mani dei lettori” chiosa Max. Da qui la felicità, sua e della moglie Aline Bernstein (Kidman), che però troppo velocemente diviene gelosia.
Così il racconto di uno scrittore in difficoltà che grazie ad un editore trova fiducia e successo poteva risultare interessante, ma trattato com’è con veloci incursioni e complicazioni nelle vite private di entrambi, con tentativi di assassini o suicidi, resta una storia che Thomas Wolfe avrebbe saputo scrivere meglio. Il connubio intellettuale e professionale dei due protagonisti poteva divenire totalizzante, invece che essere solo dialogo e scambio di lettere ingiallite. Momenti come quelli in cui lo scrittore Thomas in treno racconta all’editore Max Perkins: “Io sono Calibano, quella creatura dell’isola. Mostruosa e deforme”, e Max recita un passo de “La tempesta” di William Shakespeare, potevano preludere ad una elegia del figlio verso il creatore, alla pari di “Metropolis” di Fritz Lang o “Blade Runner” di Ridley Scott. Sono legami che tra i due si saldano, fatti di scambi intellettuali e personali.
L’errore dell’editore Max è poi invitare Thomas a casa della sua famiglia, cosicché l’istrionismo dello scrittore erompe a tavola con le figlie sorridenti. “Voglio piacere alla tua famiglia”, afferma a Max. Così nasce “Look Homeward, Angel” (“Angelo guarda il passato”).
Altro aspetto trattato velocemente è la gelosia di Aline, attrice che per l’amore di Thomas ha modificato parte della sua vita. “Tom mi fece sentire bella - dice Aline alla moglie di Max - ma ora l’ho perso per suo marito”.
Tom sorprende l’editore con un nuovo libro, “Il fiume e il tempo”, romanzo proustiano che racconta giovinezza ed innamoramento. Porta quattro casse di testi scritti a penna. È di 5000 pagine. “S’innamorò così in fretta di lei che nessuno nella stanza sentì il rumore”: questa letterarietà del film - a cui è difficile restare impassibili - è anche il suo difetto. L’eccesso di reverenza di un giovane nei confronti del suo mentore, così da assecondarlo in tutto, e poi per normale evolversi dei fatti dissentire da lui. L’editore così decide di tagliare questa saga fino a farlo divenire un singolo volume: quando il romanzo uscì nel 1935 Wolfe fu frustrato per la difformità, partì per la Francia, la Germania con una sofferenza che nel film non viene affatto mostrata.
Quando la moglie Aline comincia a stancarsi del rapporto, Tom non partecipa alla prima a teatro di cui lei è protagonista ed è schiaffeggiato. La lunghezza dei romanzi di Tom diviene anche quella del film, prolisso in momenti che andrebbero tagliati, e breve in quelli che potevano renderlo eccelso. Come nella maggior parte dei biopic: il regista di “Genius” è alla prima regia, dopo aver lavorato come attore a molte serie tv.
Colin Firth è impassibile con il suo cappello, tra l’intransigenza del lavoro e il timore di essere ingerente. Fino a lavorare con F. Scott Fitzgerald ed Ernst Hemingway e suscitare la gelosia di Tom.
Il film scivola nel languore, sapendo di poterlo fare. Come nella commovente scena finale. Come se la vita non avesse senso senza essere narrata.
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