Pupi Avati: cos'è la vita, secondo il Maestro

Tv / News - 30 November 2014 10:00

Il Forum delle Eccellenze, evento formativo di grande ispirazione, quest'anno annovera tra i suoi relatori un gigante del cinema italiano: Pupi Avati. Durante lo speech ci dice che cosa pensa che la v

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Forum delle Eccellenze. Performance Strategies, per il settimo anno consecutivo, organizza uno degli eventi di punta del panorama formativo italiano: il Forum delle Eccellenze; a Milano, ieri e oggi. Esponenti di spicco del panorama formativo internazionale come Kneil Nordstrom, Mauro Berruto e il professor Francesco Gallucci sono stati gli ospiti di ieri, sabato 29 novembre. Nei prossimi giorni potrete leggere gli tv relativi agli interventi di questi personaggi. Iniziamo da Pupi Avati e dalla domanda: che cos’è per te la vita?

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Ellisse. Richiamando le sue origini contadine, Pupi Avati evoca l’immagine della vita come una collina. Si sale fino a raggiungere il massimo e poi è tutto in discesa. Ma non è veramente così, spiega il regista, perché la vita non è solo una collina: la vita è un’ellisse. Ma cosa vuol dire? Un’ellisse è divisa in quadranti e ad ogni quadrante corrisponde ad una fase della nostra esistenza. Il primo quadrante va dalla nostra nascita fino all’adolescenza. In questo spazio tutto è possibile, la creatività è sfruttata al massimo delle sue potenzialità perché libera e indipendente. E’ la fase di crescita di un bambino, il cui apprendimento e la cui immaginazione non sono ancora “corrotti” dalla ragione. E’ la fase in cui, nel nostro vocabolario, ricorre spesso la locuzione “per sempre”. I bambini lo dicono… sempre.

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Quadranti dell’ellisse. Finita questa fase di crescita “pura”, ci si ritrova catapultati nel secondo quadrante, che porta fino all’età adulta. In questa fase si continua a socializzare e ad apprendere, s’imparano tecniche professionali per diventare apprezzabili, ad esempio, ma entra in gioco una logica della convenienza. I nostri rapporti interpersonali sono meno sinceri di quelli che avevamo da bambini con altri bambini; dal nostro vocabolario, scompare gradualmente la locuzione “per sempre”. Questo percorso ci porta ad una cima, da cui s’inizierà a scollinare. E’ la cima in cui il nostro corpo fisico inizia a distaccarsi dal nostro io. In questo momento iniziamo a vedere il percorso già tracciato come enormemente più interessante di quello ancora da tracciare.

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Terzo quadrante. Eccoci arrivati nel terzo quadrante; s’incomincia a diventare anziani, il corpo non è al passo con l’”io” e lo stesso”io” perde qualche colpo: inizia un processo di disapprendimento di tutto ciò che abbiamo finora appreso. Per fortuna ci sono le tecnologie a venirci incontro, sostituendo le mancanze fisiologiche, ma ormai siamo appieno nel terzo quarto, quello in cui incominciamo a ripensare alla nostra giovinezza; in questo momento la sfrontatezza di guardare al futuro si trasforma lentamente in nostalgia di guardare al passato. La separazione di fisico e persona cresce sempre più, portandoci nel quarto quarto.

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Quarto quarto. Il quarto magico. E’ il quarto della vecchiaia in cui, al contrario del comune pensiero “vecchio rimbambito”, si pensa al ritorno all’infanzia come a qualcosa di misterioso e di magico. Stiamo tornando al punto di partenza della nostra navicella sull’ellisse. Stiamo tornando bambini, stiamo riscoprendo la loro semplicità, genuinità, che col nostro “maturare” avevamo perso; stiamo riscoprendo il valore di quel “per sempre” abbandonato durante la crescita. Ma a cosa è dovuto questo ritorno? Alla bellezza straordinaria della vulnerabilità. Questa è la magia dell’umanità: quanto più siamo vulnerabili, tanto più possiamo definirci esseri umani. Ecco allora il ritorno all’infanzia, alla fine del proprio percorso: “È lì, in quella cucina, dove mia madre e mio padre mi aspettano, che io voglio tornare…”.

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