Ninotchka, il film con Greta Garbo censurato per anni

Cinema / Classico / News - 06 October 2014 13:00

Ninotchka è il film con Greta Garbo che fu censurato per anni per la sua trama politica. È diretto da Ernst Lubitsch con una sceneggiatura scritta anche da Billy Wilder.

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Ninotchka è il film di Ernst Lubitsch che uscì il 6 ottobre 1939, interpretato da Greta Garbo, Melvyn Douglas e Bela Lugosi. La sceneggiatura è scritta da Billy Wilder, Charles Brackett e Walter Reisch, tratta da un racconto di Melchior Lengyel.

La trama di Ninotchka. La storia racconta dei compagni Buljanoff e Kopalski che vengono inviati a Parigi per raccogliere fondi per il governo russo vendendo i gioielli confiscati della Granduchessa Swana. A causa del loro soggiorno libertino nella capitale francese, sono raggiunti dall’"inviato straordinario" Nina "Ninotchka" Ivanovna Yakushova, donna attraente ma severa che pensa solo alle ragioni della Russia e del dovere. Lei gli rimprovera le loro frivolezze, e intanto studia le meraviglie architettoniche e di ingegneria di Parigi: incontra però Leon sulla strada per la Torre Eiffel, il quale flirta con lei, mentre lei decide di studiarlo come un interessante esempio di decomposizione della società occidentale. Lui la bacia e lei chiede una comparazione clinica con un altro uomo. Il giorno dopo lui la segue in un piccolo caffè facendola ammorbidire dalla serietà con battute stupide da cui scaturiscono risate.
Ninotchka rimane impassibile fino a che non si arrende e cade a terra: ora è cambiata, compra un cappello sciocco che giorni prima disprezzò. A causa della sparizione dei gioielli Ninotchka è costretta a tornare in Russia senza vedere di nuovo Leon, il qual scrive lettere d'amore che arrivano a destinazione con contenuti completamente censurati dal governo. Ninotchka e Leon si ritrovano ad Istanbul e lei si convince a non tornare in Russia.

Greta Garbo in Ninotchka. Il film segna il passaggio del regista da una cinematografia con tematiche borghesi portate avanti fino al film “Angelo” (1937) con Marlene Dietrich, ad un nuovo modo ironico di raccontare la realtà, più vicino ai gusti occidentali ossia commerciali della produzione. La pellicola infatti riscosse il successo pianificato dalla MGM, costando 1,3 milioni di dollari ed incassandone 2,2: anche la medesima serietà di Greta Garbo che sorride per la prima volta in un film fu veicolata con una scelta di marketing precisa, esemplificata dalla frase “Garbo laughs!”.

La censura. Non secondario è l'aspetto della polemica politica contro la nemica Russia, tanto che secondo una notizia del New York Times del 1939 alla MGM fu impedito dall'Ufficio Hays - che si occupava di censurare i contenuti scomodi - di filmare una scena in cui "Ninotchka" contrastava i progressi romantici di Leon perché avrebbe mostrato che "i comunisti sono una razza molto bassa”. Ciò non impedì al film di avere dei problemi di censura, tanto che nel 1950-51 i proprietari di un cinema di Vienna promisero rappresaglie se il film fosse stato proiettato. Il film fu proibito nel dopoguerra in alcuni paesi europei per paura di “turbamenti dell’ordine pubblico”, e nel 1988 risultava ancora vietato in Finlandia.
Lo studio del marketing sortì anche altri effetti secondari: la pellicola vinse quattro premi Oscar, come film, sceneggiatura, soggetto e interpretazione femminile per la Garbo.

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