Nemiche per la pelle, un film attuale su due madri contese: intervista all'attrice Carola Stagnaro
"Nemiche per la pelle" è il film con Margherita Buy e Claudia Gerini. Mauxa ha intervistato Carola Stagnaro, attrice del film.

Nemiche per la pelle è il film di Luca Lucini in uscita il 14 aprile 2016. Nel cast ci sono Margherita Buy, Claudia Gerini, Giampaolo Morelli, Paolo Calabresi e Carola Stagnaro.
La vincenda prende spunto dall’inimicizia tra due donne, Lucia e Fabiola che per anni hanno conteso l’amore dell’ex marito della prima, Paolo. Quando l’uomo muore si scopre che ha lasciato ad un avvocato una lettera in cui invita le due donne a prendersi cura congiuntamente di bambino, Paolo junior. Le due donne si trovano così ad affrontare una improbabile maternità, con la nascita di un affetto e poi del trauma: infatti il piccolo Paolo gli viene loro sottratto, cosicché le Lucia e Fabiola devono collaborare per ottenere l’affido.
Mauxa ha intervistato Carola Stagnaro, attrice di teatro, cinema e televisione che nel film “Nemiche per la pelle” interpreta una cliente dell’agenzia immobiliare. “Si tratta di una donna che nell’agenzia immobiliare di Claudia Gerini compra l’appartamento grazie ad una messa in scena”.
Carola racconta anche il clima del set: “Ho lavorato con Claudia Gerini, bella e brava. È una creatura deliziosa. Con la Buy non ho lavorato”. Poi Carola racconta un particolare: “Con la Buy da giovani ci assomigliavamo. Non lavoravamo insieme: in un film lei faceva la moglie di Carlo Verdone, “Maledetto il giorno che t'ho incontrato”. Lui mi chiamò per fare l’amante e disse: ‘Tu sei troppo simile a Margherita’. Io risposi: ‘Ma l’amante è spesso simile alla moglie’. Per questo motivo scelse Elisabetta Pozzi”.
D. Carola, il film racconta di una maternità contesa. Cosa pensi di questo tema affrontato nel film?
R. "Se ne discute ogni giorno in parlamento di maternità improbabili. Mi sembra molto interessante svilupparlo in tutte le sue sfumature. I genitori sono fondamentali per la educazione dell’essere umano: se viene dato amore, se vengono trasmessi i veri valori umanistici, basta. Poi che siano trasmessi da due donne, uomini, un uomo solo, non ha importanza per me. Il figlo potrebbe avere qualche difficoltà ma forse aiutandolo con una giusta guida psicologica riuscirebbe anche a trasformare la sua "diversità" in un valore aggiunto".
Carola proviene da una grande esperienza teatrale, come i recenti “Donne di Spoon River” , “Le Cattive. Le dame nere del teatro da Eschilo ai nostri giorni“. Certo che in teatro le capacità dell'attore sono più evidenti, anche se il pubblico 'normale' è di bocca buona. Il pubblico accetta qualsiasi cosa, come in situazioni in cui è una star che fa teatro e che si vede che non ha esperienze teatrali: il pubblico lo accetta comunque. Al cinema prepari la scena da sola e poi per la ripresa puoi rifarla più volte, se sbagli. In teatro è sempre buona la prima. Dialoghi con il pubblico, si è in due. Loro respirano, piangono, ridono. Lo senti immediatamente. Al cinema le reazioni sono posticipate”.
D. Hai lavorato anche nella serie “Le tre rose di Eva”: ci saranno altre serie tv?
R. "Ho lavorato anche a “Il Maresciallo Rocca”, “Don Matteo”, “I ragazzi del Muretto”, “Rex”. Sono stata premiata per la soap opera “Vivere”, dove interpretavo un ruolo cattivo, Cloe Margeri Lombardi , donna egoista. In “Nebbia e delitti” con Barbareschi facevo una serial killer. La televisione mi piace molto, qui interpreto spesso personaggi cinici: forse a giugno ci sarà una nuova serie tv".
Carola ne “Le Cattive” ripropone le donne protagoniste delle tragedie, da Eschilo a Nora di “Casa di bambola” di Ibsen, Clitennestra, Elettra, Medea, Fedra Nora Prassagora. “La grecista Margherita Rubino ha adattato i monologhi di queste eroine unendoli in senso logico. Ad aprile recito un atto unico di Arthur Miller, “Leo and Leonora”, al teatro di Parma”.
Il teatro per Carola diviene quindi terapia: “L’11 maggio debutto al Teatro della corte a Genova con ‘Padiglione 40’, con detenuti del carcere di Marassi: è l’adattamento di “Qualcuno volò sul nido del cuculo". Prima del debutto all Corte si farà una rappresentazione per inaugurare il Teatro costruito nel carcere dagli stessi detenuti due anni fa, mentre provavano l'Amleto. È un teatro dentro un carcere, in cui può arrivare il pubblico dall’esterno. Dovendo uscire con la rappresentazione in un teatro più grande data la massiccia affluenza del pubblico, i detenuti coinvolti devono avere una pena leggera quindi ogni anno sono quasi sempre tutti diversi e il regista deve ricominciare ad insegnare tutto da capo. E' una vocazione, insegnare a conoscere se stessi attraverso il teatro. Voglio usare la mia esperienza teatrale per aiutare le persone a migliorare la qualità della loro vita e di conseguenza anche la mia".
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