Incontro con lo scultore Arnaldo Pomodoro per la mostra a Terni 'Spazi scenici e altre architetture'

Daily / News - 13 October 2014 19:00

Arnaldo Pomodoro ci ha accompagnato nella mostra a lui dedicata a Terni, dal titolo "Spazi scenici e altre architetture".

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Arnaldo Pomodoro, scultore e architetto di fama mondiale, ci accompagna nella mostra lui dedicata a Terni, al Museo Caos dal titolo “Arnaldo Pomodoro: Spazi scenici e altre architetture”.

La mostra. Dall’acciaio di Terni è partito lo stesso Arnaldo Pomodoro, creando al “Lancia di Luce” presente nella città. Il curatore della mostra, Antonio Calbi ricorda che la “mostra nasce da un'amicizia che mi unisce ad Arnaldo, soprattutto per l'aspetto teatrale”. La mostra infatti ospita rari bozzetti e accessori di scena inerenti anche l’attività di scenografo del maestro. “Grazie a Franco Quadri ci conoscemmo - continua Calbi - la mia curiosità verso lo spazio scenico dura da molto tempo. Arnaldo Pomodoro è il topos principale del '900, svincolando l'idea di spazio scenico figlio del fondale. Lo spazio scenico diventa di per sé significante”.

Il sopralluogo a Terni avvenne un anno fa, “decisi che sarebbe stato un luogo ideale per una mostra - dice Calbi - La Lancia di luce è propri stata fatta in acciaio, collegandola con la filosofia della città. Il rapporto di Pomodoro con il mondo del lavoro è sempre stato costante. Il collegamento è propri con il luogo, poiché ogni volta che Arnaldo riceve la committenza di un lavoro, si interessa di sapere dove sarà istallata, ossia cercando di entrare in empatia con il genius loci”.

Luca Ronconi. Arnaldo Pomodoro ci mostra alcuni dei bozzetti: “Per l'opera di Ronconi dovevamo fare una scenografia sull'acqua, con il pubblico che si muoveva sulle zattere”. L’opera è “Caterina di Heilbronn” di Kleist, sul Lago di Zurigo nel 1972, e per problematiche logistiche non fu poi realizzata.

Orestea. Per l’Orestea di Emilio Isgrò da Eschilo sui ruderi di Gibellina, “i protagonisti uscivano dalle scenografie - dice Pomodoro - ora queste sono fuse in bronzo e presenti in una piazza in Australia. Essendo alte tre metri sono poste a distanza l’una dall’altra”.

Per gli Ossi di Seppia, Pomodoro ricorda che “li ho ingigantiti, mi colpirono da bambino”. L’artista ribadisce che è difficile spiegare il suo lavoro, che solo vedendolo si ha la percezione di cosa sia. “Io non posso spiegare, e poi quando nel teatro lo spazio diventa vivo tutto è troppo complicato da spiegare”.

Tra le opere ci sono i progetto per la Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, fino all’environment “Ingresso nel labirinto” nei sotterranei dell’edificio ex Riva Calzoni di via Solari a Milano. Opere che rimandano ad un concetto di maestosità oggi rara, nata dall’idea che nello spettacolo teatrale lo stupore possa essere l’unico modo per immedesimarsi nella vicenda.
La medesima visionarietà che lui intende promuovere: “una visionarieta che non può essere solo la mia. Devo intuire che questo lavoro deve essere prima di tutto fuori da ciò che è il testo. Da quel testo io costruisco lo spazio. Se è una tragedia, una commedia o un balletto”.

Il progetto del cimitero di Urbino è quello di un solco a forma di croce in una collina: “L’idea della croce fu casuale”, dice l’artista. E il medesimo territorio emerge nelle sue opere: “Mi manca da esplorare l'Italia del sud. Invece ho sempre avuto problemi con gli Stati Uniti: chiesi ai miei genitori di fare il liceo artistico, e loro e lo vietarono. Quindi studiai da geometra. Poi rimanemmo senza il padre, e con mio fratello e mia sorella ci trasferimmo a Milano”. La mostra resterà aperta fino al 18 gennaio 2015.

© Riproduzione riservata


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