Il Ministro: dalla cronaca politica al racconto ironico nel film di Giorgio Amato con Gianmarco Tognazzi
"Il Ministro" è il film di Giorgio Amato con Gianmarco Tognazzi che prende spunto dalla cronaca politica. Il film è una black comedy, genere raro nel cinema italiano.

rong> in uscita il 5 maggio 2016 per Europictures. Nel cast ci sono Gianmarco Tognazzi, Alessia Barela, Fortunato Cerlino ed Edoardo Pesce.
Nel solco della black comedy italiana, riportata in voga recentemente con “Benvenuto Presidente!” (2013) di Riccardo Milani interpretato da Claudio Bisio è l’ambiente politico quello su cui si ironizza. Infatti ne “Il Ministro” vediamo Franco Lucci, imprenditore in fallimento che per risollevarsi ambisce a vincere un ingente appalto. Per raggiungere il suo obbiettivo chiede l’intervento di un Ministro di cui è divenuto amico. Franco organizza una cena assieme al socio e cognato Michele, paga una tangente e fa trovare anche una ragazza disposta ad andare a letto con lui. La moglie di Franco, Rita osserva la vicenda e anziché moraleggiare asseconda il marito. È la presenza della giovane ragazza a minare la riuscita della serata.
Raccontare la politica. Per la commistione di ironia politica e derivazioni in ambito erotico il film rievoca anche una altra pellicola “Qualunquemente” di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese, o “Tutto tutto niente niente” con il politico Cetto La Qualunque.
Lo stesso regista afferma che “non è bastato lo scandalo di Mani Pulite dei primi anni Novanta per ‘legalizzare’ l’intreccio tra imprenditori e politici (…) il vero tema del film è l’asservimento dell’essere umano nei confronti del potere”. Dopo aver scritto la sceneggiatura non ha subito modifiche e revisioni fino al momento delle riprese.
Ad assecondare ancor più l’aspetto derelitto della vicenda politica, la giovane donna che deve concedersi al Ministro è di origine orientale: Zhen, venuta in Italia per studiare Teologia e che per pagare gli studi lavora come ballerina di burlesque. ll protagonista Franco però crede che lei sia disposta a concedersi, mentre lei non ne ha intenzione.
Non manca Esmeralda, domestica che la moglie di Franco decide di licenziare perché troppo bella per lavorare in casa.
Giorgio Amato ha già diretto “Circuito chiuso” nel 2011, sulla vicenda della scomparsa di una studentessa universitaria di 23 anni, risolta poi con l’aiuto dell’amica e di un collega ingegnere. Del 2014 è “The Stalker”, su un uomo ossessionato dalla paura di perdere l’ex compagna, perseguitandola per convincerla a ricominciare la storia. Un cinema quindi che affonda nella cronaca per elevarla a racconto ironico, con una tradizione rara nel nostro cinema recente.
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