Basic Instinct, il film thriller dai 5 elementi eversivi

Cinema / Classico / News - 17 March 2017 07:30

"Basic Instinct" è il film di Paul Verhoeven che segno l'immaginario di un decennio. Usciva il 22 marzo 1992.

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Basic Instinct è il film di Paul Verhoeven con Sharon Stone e Michael Douglas che uscì il 22 marzo 1992 negli Stati Uniti (leggi l'intervista al regista sul film "Elle").

Un poliziotto deve scoprire chi sia l’artefice di un omicidio compiuto con un punteruolo per il ghiaccio. La ricerca lo conduce ad una scrittrice ricca e seducente, il suo coinvolgimento diventa personale, e lui deve bilanciare la loro relazione con le prove che la accusano.

Alcuni eventi sono i primi a essere mostrati nella storia del cinema: il fatto che la scrittrice Catherine Tramell abbia una relazione lesbica anche con una donna, Roxy Hardy. La presenza di un omicidio simile a quello accaduto narrato anche nel libro scritto dall’accusata; la disinvoltura nel mostrare una libertà sessuale femminile fino ad allora rara.

Non secondaria è la presenza della psicologia: il poliziotto è fidanzato con una psicologa, che a sua volta segue lezioni di scrittura tenute dall’accusata. Per poi terminare con la relazione tra il detentore della legge - il poliziotto - e il presunto colpevole.

Un serie di elementi che agglomerati avvincono il film come uno dei più disturbanti del decennio, capace di attirare l’attenzione di diversi interessi dello spettatore: quello verso l’elemento perverso, la vicenda thriller, il noir esistenziale. Nonché l’audacia di presentare una femme fatale non desiderosa di soldi, essendo già benestante.

La critica elogiò gli echi di Alfred Hitchcock, la capacità di Paul Verhoeven di mescolare i piani narrativi, la versatilità di Sharon Stone di esprimere il carattere solo attraverso la mimica. Per alcuni era un cruciverba, che sfruttava solo il lato oscuro. Ma per comprendere “Basic Instinct” - che incassò in totale 352.9 milioni di dollari - occorre anche raccontare la vicenda dell’ideatore della sceneggiatura. Joe Eszterhas è di origini ungheresi, deportato in un campo profughi in Austria e che poi si trasferì con la famiglia a New York: da adulto scoprì che il padre era connivente con i nazisti, e ruppe i rapporti con lui.

Giornalista, scrisse “Charlie Simpson's Apocalypse” nel 1975, storia di poliziotti corrotti. Collaborò al film “Flashdance” (1983), mentre la sceneggiatura di “Basic Instinct” era già pronta da tre anni, realizzata in tredici giorni e veicolata sulle scrivanie dei produttori. Per ottenere i diritti ci furono anche una serie di offerte incrociate da parte degli studios, e alla fine la Carolco Pictures la ottenne per 3 milioni di dollari.

Altri progetti cui lavorò furono “Showgirls” (1995), “Jade” (1995), “Sliber” (1993), anch’essi pervasi di malizia esibita e torbide trame thriller. Ma i progetti più interessanti in futuro sono quelli non realizzati da Joe Eszterhas, come un biopic storico su Giuda e I Maccabei, commissionato da Mel Gibson, intitolato “MCKBI”. Se Gibson pensava ad un’opera violenta, Eszterhas comiciò a considerare il regista anti-semita. E per la medesima commistione tra realtà e immaginazione presente in “Basic Instinct”, scrisse un libro su questa vicenda: “Heaven and Mel”.

“Basic Instinct” è quindi anche frutto di un periodo tumultuoso, quello degli anni ’80 e le intemperie personali dello sceneggiatore. E il punteruolo finale del film fa comprendere che non sia più possibile discernere la differenza tra realtà e finzione.

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