Muti presidente secondo Sgarbi e Cacciari se ne va

Tv / News - 29 March 2013 14:55

Durante la puntata di ieri di “Servizio pubblico” un nuovo diverbio in diretta

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La trasmissione di Santoro su La7 non ha certo atmosfere placide e la lite di ieri sera, tra il critico d'arte Vittorio Sgarbi ed il filosofo Massimo Cacciari, lo conferma. Ad una settimana dalla polemica tra il presidente del Senato Grasso ed il giornalista Marco Travaglio, la scena di "Servizio pubblico" si è nuovamente riempita di toni alti e tensioni con un infuocato siparietto d'incomprensioni riassumibile nelle parole grintose e fieramente combattive di Sgarbi e nel quasi silenzio di un offeso Cacciari datosi in fuga. Invero di contraddittorio ce n'è stato ben poco: l'ex-sindaco di Venezia, irritato dai discorsi dell'opinionista nativo di Ferrara, ha provato a ribattere, ma, interrotto con foga, ha preferito togliersi il microfono ed andarsene. Comportamento che deve essergli risultato ancor più naturale visto che non si trovava in studio, bensì in collegamento esterno.

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Vittorio Sgarbi si è preoccupato di proporre il nome di un candidato ideale alla Presidenza della Repubblica. L'Italia ha bisogno di un uomo che la rappresenti di cui è orgogliosa e c'è da chiedersi cosa sia ammirato, conosciuto e considerato del nostro Paese nel mondo intero. Secondo lui, a parte Umberto Veronesi, che ha il solo limite dell'età essendo ormai ottantottenne, un personaggio chiave che tutti ci invidiano e di cui riconoscono il profondo valore è il maestro Riccardo Muti, emblema della grande civiltà musicale italiana. Nessuno può dire di no a simile virtuoso, perché, come già scriveva nel Cinquecento il frate Campanella nel suo testo "La città del Sole", letto poi a tratti da Sgarbi, "il principe deve essere virtuoso... I popoli si sottomettono volentieri a un principe in cui risplende qualche preminenza di virtù, perché niuno si sdegna d'ubbidire e di stare sotto a chi gli è superiore...".

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Dinnanzi all'idea di Sgarbi di fare Muti presidente, Massimo Cacciari ha evidenziato dissenso. E di fronte alle accuse di non conoscere la cultura italiana, né il contenuto delle chiese di Venezia e di aver fatto costruire il ponte di Calatrava sprecando soldi pubblici, si è alzato in piedi sdegnato.

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