'Mea Maxima Culpa' documenta il più infimo dei reati

Cinema / News - 19 March 2013 11:45

Nelle sale arriva una requisitoria da brivido contro l'omertà della Chiesa Cattolica

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Da domani, 20 marzo 2013, esce il documentario "Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio", un'opera sconvolgente che parla di verità taciute, preghiere inascoltate, lacrime e sangue. Abusi sui bambini: questo è l'argomento principe della pellicola. Casi di pedofilia coperti e sotterrati, perché a rendersene macabri protagonisti sono stati uomini di chiesa, proprio loro che dovevano difendere la purezza degli innocenti ed aiutarli a diventare grandi nel segno della speranza e della gioia di Cristo.

"Mea Maxima Culpa", diretto dal regista premio Oscar Alex Gibney che in questi giorni è in Italia per presentare il suo lavoro, parte dalla testimonianza di quattro uomini sordomuti di Milwaukee, i quali subirono violenza da piccoli fra le pareti della scuola che frequentavano. A far loro del male fu il preside, il religioso padre Lawrence Murphy, che approfittò anche di altri duecento allievi. Intrecciando i misfatti americani con episodi simili avvenuti in Irlanda ed in Italia, le interviste e le notizie inedite raccolte nel film danno corpo ad una tremenda requisitoria che si oppone fieramente all'omertà della Chiesa Cattolica sull'argomento.

Soprattutto in Italia c'è inerzia sul tema degli abusi all'infanzia perpetrati da figure religiose, mentre altrove (in Belgio ed in Germania ad esempio) in ciascuna diocesi esistono psicologi a cui rivolgersi e vescovi responsabili di un dossier apposito sul problema pedofilia. È stimato che nella nostra penisola ci possano essere addirittura tremila casi di violenza nascosta: abbiamo duecento diocesi e nessuna inchiesta, tranne quella condotta nella diocesi di Bolzano-Bressanone in cui sono emersi quindici casi in quarant'anni con allontanamento di preti e risarcimento delle vittime. Numeri a parte, la questione fondamentale è il lato umano: sarà mai possibile restituire la pace ai cuori di chi ha avuto un'infanzia violata?

© Riproduzione riservata




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