Chi l'ha visto? e le donne vittime di violenza

Tv / News - 31 January 2013 07:33

Nuovo appuntamento con Chi l'ha visto?. Federica Sciarelli ha puntato i riflettori sull'omicidio di Sabrina Mollicone, avvenuto ormai dieci anni fa, e dai nuovi indizi emersi dalle ultime indagini

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Ieri sera Chi l'ha visto? condotto da Federica Sciarelli ha puntato i riflettori sui casi di persone scomparse da anni e di cui nessuno sembra più occuparsi e ha affrontato storie drammatiche di cronaca nera che al momento non trovano una soluzione. Uno dei casi protagonisti della trasmissione è stato quello del delitto di Serena Mollicone, ragazza scomparsa da Arce, un piccolo centro in provincia di Frosinone, il 1° giugno 2001. Il corpo della ragazza è stato ritrovato dopo due giorni tra le sterpaglie ai margini di un bosco vicino ad Arce con la testa infilata in un sacchetto di plastica e le mani e i piedi legati: si tratta di una vera e propria esecuzione. Secondo il medico legale che ha eseguito l'autopsia del corpo di Serena la ragazza è morta per asfissia e verso di lei non è stata usata né violenza sessuale né ci sono tracce di segni di collutazione; ad ucciderla è stato il sacchetto di plastica che l'assassino ha usato per coprirle la testa. Un atroce delitto. Chi ha ucciso Serena? Perché usare tanta violenza verso una ragazzina di 18 anni?

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L'omicidio della povera Serena è circondata da fitti misteri, ritrattazioni e bugie. Quando la ragazza è sparita non aveva con se il suo cellulare, infatti il padre lo ha trovato in un cassetto della scrivania diversi giorni dopo il ritrovamento del suo cadavere. Qualcuno è entrato in casa dopo l'omicidio è lo ha lasciato di proposito? Pochi mesi dopo un carrozziere del posto di 36 anni è stato fermato dalla polizia perché in possesso di un bigliettino scritto dalla ragazza; poco tempo dopo le accuse contro di lui sono cadute. Nel 2008 il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzzi si è ucciso con la pistola d'ordinanza pochi giorni dopo aver testimoniato di aver visto Serena entrare in caserma il giorno della scomparsa. Il 27 giugno 2011 l'ex maresciallo dei carabinieri di Arce Franco Mottola, suo figlio Marco, un altro carabiniere, Francesco Suprano, l'allora fidanzato di Serena, Michele Fioretti e la madre del ragazzo, Rosina Partigianoni sono state iscritte nel registro degli indagati. Pochi giorni fa i carabinieri del Ris hanno convocato a Roma i sei indagati per l'omicidio di Serena Mollicone, i familiari della ragazza e i rispettivi avvocati in quanto sono stati resi noti i risultati del test del DNA e delle impronte dattiloscopiche eseguiti in questi ultimi tre mesi anche su altre venti persone vicine alla sfera affettiva della giovane. Dopo questo accurato esame del DNA i sei indagati sono stati scagionati.

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Purtroppo la cronaca nera è piena di storie le cui vittime sono dei giovani, spesso oggetto di raptus si follia e di rabbia degli adulti ma non solo. Infatti l'assassino si può nascondere nella falsa ingenuità di un suo pari, che vede nell'amica coetanea non un essere umano ma un semplice oggetto da usare a suo piacimento per poi gettarlo via. E quello che è accaduto nel 1988 a Junko Furuta, studentessa liceale giapponese nota per le sevizie messe in opera da alcuni suoi amici che le causarono poi la morte. La povera ragazza fu tenuta prigioniera per 44 giorni all'interno di una casa di proprietà dei quattro ragazzi, approfittando del fatto che i genitori erano fuori città. La giovane subì delle torture inenarrabili (si parla di un totale di 500 violenze subite da 100 uomini diversi), fu percossa con spranghe e manubri, la cosparsero di molte parti di benzina bruciandola viva. Junko morì poche ore dopo. I ragazzi non furono arrestati in quanto minorenni e per la legge giapponese non potevano avere responsabilità penale.

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Altro terribile omicidio è quello che riguarda Kitty Genovese, uccisa nel 1964 a New York. Mentre tornava a casa dal lavoro verso le tre di notte (la donna gestiva un bar), Kitty fu accoltellata per due volte alle spalle da Winston Moseley, un' operatore di macchine da stampa. I vicini sentendo le urla della donna e videndo che barcollava ferita, intimarono l'assassino di lasciarla in pace, ma il fatto ambiguo, tant'è che venne definito dagli inquirenti "sindrome dello spettatore" e che nessuno uscì di casa per darle una mano e le chiamate alla polizia furono poche e confuse. La donna riuscì a scappare ma non arrivò lontano, l'assassino la raggiunse, la violentò e la uccise con altre ferite da coltello. Moseley fu catturato e condannato a morte, dopo aver confessato di aver ucciso altre due donne.

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Ogni tipo di violenza è intollerabile, ma la gravità di questi omicidi commessi con tanta superficialità da parte degli assassini, non vedendo che a subire l'aggressione è una persona in carne e ed ossa, lascia sbalorditi e fa paura.

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