Recensione film Venere Nera: la donna spettacolo

Cinema / News - 17 June 2011 10:35

Un film sul fenomeno della donna deforme Saartjie Baartman

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Il regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche, quasi come un fautore del naturalismo francese, analizza il personaggio di Saartjie Baartman, giovane donna dell’Africa del Sud, di etnia khoisan, chiamata oggi Venere ottentotta e morta nel 1815. Il suo cadavere imbalsamato fu esposto al Museo dell’uomo,  a Parigi fino al 1974.  E proprio su questo aspetto bifronte che la critica si è spaccata: e meglio mostrare un caso umano in maniera quasi documentaristica o creare della fiction per abbellirlo?

La trama del film è in verità il racconto degli ultimi anni di vita di questa giovane donna, che fu esposta in Europa dal 1810 all’anno della sua morte.

Manca certamente al film l’umanità e la compassione che si avverte nel capolavoro Elephant Man (1980) di David Lynch, ma la scena in cui lei danza davanti agli aristocratici astanti che la osservano come un fenomeno da baraccone è inquietante. La stessa perplessità si avverte per il momento in cui viene cavalcata dalla marchesa, tenuta a guinzaglio dal suo padrone.

Lo stesso proprietario che poi, mentre farà sesso con una donna vorrà vedere il suo di dietro per eccitarsi. Fino alla morte della Venere, cui vengono poi amputati i genitali. 

Il film è prolisso, ma getta uno sguardo inquietante sulla società dello spettacolo. Reso ancora più vero dalla magistrale interpretazione di Yahima Torres, nel ruolo di Saartjie Baartman. È forse più etico mostrare bambini che canticchiano in televisione, in prima serata? Oppure esseri deformi che raccontano la loro storia? Basti vedere il video più ciccato su YouTube: è quello di due gemelle siamesi.

© Riproduzione riservata




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