Per amore di una donna, intervista al regista Guido Chiesa
Cinema / Intervista - 13 June 2025 07:00
Ogni storia racconta una parte di noi

Il 29 maggio è uscito "Per amore di una donna”, regia di Guido Chiesa. Nel suo film, da lei scritto in collaborazione con Nicoletta Micheli, la protagonista, Esther, va alla ricerca del passato e di un segreto riguardante la propria vita. Da cosa nasce l’idea per la trama di "Per amore di una donna”?
L'idea di realizzare un film tratto dal romanzo “Per amore di una donna” dello scrittore israeliano Meir Shalev è venuto inizialmente a Gabriele Salvatores e al produttore Maurizio Totti che nei primi anni 2000 hanno cercato di sviluppare un film tratto appunto del romanzo, ma dopo varie stesure delle sceneggiature hanno dovuto abbandonare perché non funzionava mai. Parecchi anni dopo Maurizio Totti l'ha proposto a me. Io l'ho letto e dopo una seconda lettura, ho capito che c'era probabilmente qualcosa di interessante in questa strana storia d'amore che il romanzo proponeva e ne ho parlato con Nicoletta Michele. Entrambe abbiamo concordato che mancava probabilmente qualcosa per rendere più intrigante la storia e permettere a noi, che non siamo israeliani, che non siamo ebrei, che di quel contesto sappiamo poco, di poterci anche noi entrare in quella storia, cioè avere un nostro punto di vista ed è lì che è nato l'idea di prendere un piccolo pezzo del romanzo, che nel romanzo non è sviluppato, di un personaggio che decidiamo di voler far ritornare, di una bambina nata in quel territorio, che all'epoca non era Israele, ma era una colonia britannica sulla Palestina e farla ritornare in quel luogo. Ecco in quel modo, oltre a rendere più intrigante il soggetto, abbiamo cercato di mettere noi stessi attraverso lo sguardo di lei, quindi che è dentro la storia e non semplicemente esterno.Lei ha unito la scoperta dei ricordi a un viaggio alla scoperta di territori, alla ricerca delle origini della protagonista, quasi a testimoniare un legame indissolubile con l’ambiente che contestualizza le storie. Qual è stata per lei la ragione che le ha fatto unire questi due aspetti della trama in “Per amore di una donna”?
Il viaggio che questa bambina, ormai diventata una donna che si chiama Ester, in quella che è stata la sua terra di dove è nata, da se ne è andata quando aveva due anni con i suoi genitori che sono immigrati in America, questo viaggio di ritorno, più che un viaggio di riscoperta delle sue origini, che lei però scoprirà nel corso della storia, ma lo fa contro voglia, è un viaggio alla ricerca di qualcosa di interiore, che riguarda la verità. Non tanto una verità storica, ma interiore, per capire perché si porta dietro da sempre questo disagio rispetto alla sua famiglia. Non ha buoni rapporti con la sorella, con il padre e anche con la madre. Il viaggio che lei fa in quel luogo la porta a scoprire le proprie origini, anche in che mondo lei è nata, in che mondo sono vissuti i suoi genitori, e scoprire una verità che però poi alla fine riguarda principalmente se stessa. In questo senso la storia di Esther è una storia universale, perché poi tutti noi siamo chiamati nel corso della vita a fare questo viaggio. Non tutti lo fanno. Ma noi crediamo che solamente chi riesce a compierlo riesce a essere veramente libero alla fine della propria vita.“Per amore di una donna”? vincitore del premio per il miglior film del concorso "Per il Cinema Italiano" del Bari International Film&TV Festival 2025. Un film che narra più storie d’amore, d’una vita difficile, quanto è stata importante la ricostruzione storica del contesto che ha fatto da sfondo alla narrazione?
“Per amore della donna” racconta più storie d'amore, ma se vogliamo, soprattutto sul significato dell’amore, sul vero senso l'amore, che cos'è il vero amore. Lo fa in un contesto particolare e non poteva essere svolto in nessun altro contesto, perché questa vicenda è legata strettamente a una sorta di esperimento sociale, che in quella terra, all'epoca una colonia britannica, dalla fine dell'Ottocento vanno a vivere dei giovani ebrei che scappano dalle persecuzioni in Europa. Hanno idee socialiste e vogliono fare un esperimento sociale per creare una società più equa, più solidale, in cui ad esempio i rapporti fra uomini e donne sono alla pari. Ed è difatti in quel contesto che può accadere che una donna vada a letto con tre uomini nella stessa notte e abbia un figlio che cresce con tre padre. Sarebbe stato difficile ambientare questa storia storia tra gli immigrati italiani che andavano in Australia o in America, un esperimento del genere non sarebbe stato possibile, o perlomeno non si è manifestato in quegli anni. Quindi il contesto che fa da sfonda alla narrazione è importante ed è stato per noi prima di tutto una sorpresa, non ce l’aspettavamo. È stato anche il frutto di una lunga ricerca che ci ha permesso di capire luci e ombre di quell’esperimento, ma anche, se vogliamo, di una certa epicità. Purtroppo i tragici fatti di questi ultimi anni ci raccontano quanto questo esperimento sia fallito.A quale regista si ispira, se ce ne è uno, o più di uno, Guido Chiesa?
Questa è una domanda a cui faccio sempre fatica a rispondere. Mi verrebbe da dire che sono tanti i registi che mi hanno ispirato, tanti film soprattutto che mi hanno ispirato, da Orson Welles a John Ford, da Spielberg a Ejzenstejn, da Luchino Visconti a Roberto Rossellini. Da Nagisa Oshima a Jean-Luc Godard, cosa c’entrno tra di loro. C'è un qualcosa in ognuno di loro che mi è rimasto impresso, che mi ha colpito, e ripeto più i film che i registi. Però in realtà sono tante le cose che noi inevitabilmente ci influenzano, mi influenzano. Io preferisco dirvi fatti che le mie principali influenze sono la Bibbia e Beppe Fenoglio Nick Cave, Patti Smith, Jim Morrison, i Doors, Dostoevskij, Caravaggio, Tintoretto. Queste sono le mie ispirazione.Può anticipare qualcosa del suo prossimo progetto, o c’è una narrazione, che vorrebbe dirigere per il cinema?
Un prossimo progetto. Beh, speriamo prima di tutto che ci sia un prossimo progetto. Sì, ce ne sono parecchi sul tavolo. Alcuni riguardano storie che mi sono venute, altre libri che ho letto, altre ancora mi sono state proposte, che sto valutando. Non riescono a parlarne per il semplice fatto che nessuno di questi progetti è ancora maturo e ognuno di essi ha bisogno in qualche maniera di essere protetto. Protetto anche interiormente. Voglio solo dire una cosa. Per me è importante trovare sempre storie, film, progetti, idee, in cui io possa ritrovare una parte di me stesso, una parte delle cose in cui credo, delle cose di cui mi sembra giusto parlare. Fare film tanto per farli non mi appartiene e quindi speriamo che anche il prossimo film, in qualche misura, riesca comunque, come è stato “Per amore di una donna” a raccontare attraverso una storia, attraverso le storie, alla una parte di noi.© Riproduzione riservata