Intervista ad Andrea Pozza, un pianista jazz che trasporta la musica come le meduse
Andrea Pozza risponde alle domande di Mauxa per la rubrica \"Di che cultura sei?\"

Mauxa intervista Andrea Pozza, pianista jazz che ha pubblicato il nuovo album, “A Jellyfish From The Bosphorus” (“Una medusa proveniente dal Bosforo”) edito da Abeat Records.
D. Nel nuovo album \"A Jellyfish From The Bosphorus\" alterni metafore a momenti di calma melodica. Come mai?
R. Decidendo l\' ordine dei brani di un cd cerco di rendere quanto più possibile vario, interessante e sorprendente il “viaggio” dell\'ascoltatore. Per ottenere questo risultato accosto brani con diverse atmosfere, alternando quelli più energici a quelli dalle melodie più tranquille. La metafora riguarda il titolo del cd (e del brano corrispondente): come una medusa viaggia trasportata dalle correnti di mare in mare, anche le influenze di altre culture musicali giungono a noi per vie misteriose e ci accorgiamo ad un tratto che fanno parte del nostro modo di suonare.
D. Come mai, secondo te il jazz riesce a raggiungere così vaste platee?
R. Perché è una musica estremamente viva e vibrante, che nasce nel momento in cui si suona. Il pubblico sente questa immediatezza, questa spontaneità e ne rimane affascinato. È forse la forma d\' arte che mette più in risalto l\'unicità del momento presente, tramite la creazione estemporanea, l\' improvvisazione, il tutto condito dallo swing, fantastico no?
Non dimentichiamoci poi che il jazz è nato come musica popolare ed è stata la musica delle masse fino all\'avvento del rock. Charlie Parker usciva nei juke box !
D. Qual è il tuo film, attore e attrice preferito e perché?
R. Al momento mi piacciono molto i film che sfuggono la convenzionalità, tramite la cura dei minimi particolari, come “Quel che resta del giorno” o grazie al senso dell\'umorismo come “Il grande Lebowski”.
Mi piacciono molto Emma Thompson e Anthony Hopkins, non solo per le loro straordinarie capacità di attori ma anche per come hanno saputo mantenere alto il profilo della loro carriera. Ho un debole per i gialli e amo molto lo Sherlock Holmes di Jeremy Brett ed il Poirot di David Suchet.
D. Qual è il tuo libro preferito e perché?
R. Uno dei miei preferiti è sicuramente “La Pietra Lunare” di Tommaso Landolfi, per la prosa sopraffina con la quale è scritto e per l\'atmosfera tra sogno e realtà che Landolfi sa creare. Poi “Palme Selvagge” di Faulkner, bellissimo anche se fa soffrire per l\' intensità e la maestria con cui l\' autore narra le sofferte vicende dei personaggi.
D. Qual è il tuo cantante e album preferito e ti ricordi dove lo hai ascoltato?
R. Cantante preferito, Frank Sinatra. Album: “The Reprise” ascoltato la prima volta in macchina in viaggio verso Roma, un po\' di anni fa. Dei cantanti contemporanei mi piace Robbie Williams e degli italiani Giorgia, ma meno le canzoni che canta, sempre ai limiti dell\'estensione.
D. Qual è il tuo prossimo progetto
R. Il prossimo appuntamento è un\'incisione in duo con Scott Hamilton i primi di Ottobre, incideremo per la prestigiosa Fone di Giulio Cesare Ricci, ricercando un sound naturale e caldo nella bellissima cave del Castello di Certaldo.
Ho poi in cantiere un libro sull\'improvvisazione jazzistica, per mettere nero su bianco le riflessioni , teoriche e pratiche, fatte in tanti anni di attività come musicista e come insegnante. Continuerà ancora per un po\' la promozione di “A Jellyfish from the Bosphorus”,affiancata alle collaborazioni con Franco Ambrosetti, Steve Grossman, Pietro Tonolo e Ferenc Nemeth.
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