The Inpatient, recensione videogame per PlayStation VR
The Inpatient è il prequel di Until Dawn, un’avventura grafica in prima persona in esclusiva per PS VR

The Inpatient è il videogioco in esclusiva per PlayStation VR sviluppato da Supermassive Games, autori di Until Dawn per PS4 e Rush of Blood per realtà virtuale. L’unione dei due progetti ha portato a realizzare un prequel della loro avventura grafica Until Dawn, con The Inpatient che raccoglie ambientazioni e leggende sviluppate nel capitolo originale. Il team di sviluppo, abile nella realizzazione tecnica e in una progressione che si modifica in base alle nostre scelte, apre il 2018 con un titolo interessante e dalle atmosfere sospese tra onirico e horror.
La trama di The Inpatient si sviluppa sessant’anni prima le vicende narrate in Until Dawn, con il nostro personaggio in cura presso il Sanatorio di Blackwood. L’amnesia di cui ci troviamo prigionieri non permette di ricordare nulla del passato, salvo alcuni rari flashback; il dottor Bragg, direttore della struttura psichiatrica, ci aiuterà nel nostro percorso di riabilitazione. La trama permette di vivere e conoscere più nel dettaglio alcuni dei fatti e avvenimenti di cui veniamo a conoscenza in Until Dawn, attraverso racconti o ritagli di giornale. Le vicende seguono sempre un duplice filo, con i momenti chiave scanditi dalle nostre decisioni, che andranno ad influenzare la storia e l’epilogo finale, raggiungibile in circa tre ore. Una caratteristica nuova, rispetto agli altri prodotti del genere, è quella di poter personalizzare il nostro alter ego virtuale, sia nel colore della pelle che in alcuni aspetti fisici, poi apprezzabili durante il gioco.
Il gameplay di The Inpatient ricalca da vicino quanto già visto in Until Dawn, seguendo i canoni classici delle avventure grafiche moderne, dove esplorare ambienti ed interagire con gli elementi dello scenario. Grande importanza rivestono dialoghi e scelte multiple, che vanno ad incidere sulla progressione di gioco, modificando rapporti e conseguenze all’interno dell’avventura. L’esperienza con PS VR allarga le possibilità di interazione grazie a diversi sistemi di controllo: con il DualShock 4 possiamo infatti giocare nel modo canonico, mentre l’utilizzo dei PlayStation Move permette un’interazione più realistica e particolare, replicando i movimenti del nostro personaggio virtuale. Un’altra piacevole novità risiede nella scelta durante i dialoghi: grazie al riconoscimento vocale di PS VR possiamo infatti pronunciare la frase che intendiamo scegliere, anche in italiano, per una feature che aumenta sensibilmente il coinvolgimento del titolo.
Come tutte le avventure grafiche, The Inpatient basa molto del suo fascino sulla componente narrativa e visiva, qui sublimata grazie all’esperienza in prima persona permessa dal visore di Sony. La grafica di The Inpatient si presenta molto pulita e ricca di elementi su schermo, aiutata da un ambiente piccolo e contenuto, come le stanze e i corridoi del Sanatorio di Blackwood. La direzione artistica si muove lungo colori, giochi di luce e scenari che possano instillare nel giocatore un senso di ansia costante, insieme ad un comparto audio in 3D fatto di rumori e musiche, a tratti, angosciose. Impeccabile, come sempre, il lavoro svolto nella modellazione dei personaggi, in particolar modo nei visi ed espressioni facciali; altrettanto lodevoli le fasi oniriche, di confusione del protagonista, che si muove in una dimensione dai toni particolarmente inquietanti.
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