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Recensione biopic Il castello di vetro con Brie Larson

In sala dal 29 novembre, dal bestseller di Jeannette Walls.

Recensione biopic Il castello di vetro con Brie Larson

Il castello di vetro (The Glass Castle, il titolo originale), diretto da Destin Daniel Cretton, è il biopic tratto dal bestseller di Jeannette Walls. Il film può contare sull'applaudita interpretazione di Brie Larson, Naomi Watts e Woody Harrelson nei panni dei protagonisti principali.


Jeannette Walls è una stimata giornalista statunitense che decide di pubblicare un memoir nel 2005. Il libro è presente nella classifica dei titoli più venduti del New York Times per oltre quattrocentoventi settimane: premiato e tradotto in una ventina di lingue (in Italia è edito da Piemme e Rizzoli), con quasi tre milioni di copie vendute.

Cinematograficamente Il castello di vetro è l'adattamento lineare della storia di un legame famigliare tanto imperfetto, quanto profondo e indissolubile.

Jeannette (Larson) ha, ormai, una carriera avviata a New York ed è in procinto di sposarsi. La narrazione avviene tra il presente di una vita agiata e conformista e il passato difficile.

Insieme a due sorelle e un fratello, Jeannette cresce con due genitori ingombranti, particolarmente insofferenti alle convenzioni sociali. La madre (Watts) si dedica all'arte della pittura. Il padre (Harrelson) è dotato di una mente brillante, ma la dipendenza dall'alcol lo costringe a procurarsi soldi con il gioco d'azzardo. In casa non manca la cultura, ma cibo, e i bambini hanno fame.

Tra incidenti domestici, liti violenti, fughe da creditori e assistenti sociali, i Walls conducono una quotidianità nomade, finché decidono di fermarsi nel villaggio dove vivono i nonni paterni.

Si sistemano in una struttura fatiscente, tutto cambierà promette il padre che progetta di trasformarla in una luminosa struttura di vetro. Invece, i soldi per mangiare continuano a scarseggiare, i demoni sopravvivono. I bambini sono costretti a prendersi cura di se stessi e stringono un patto.

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