Recensione film The Fantastic Four: First Steps - I Fantastici Quattro - Gli inizi
Il design dettagliato conferisce una caratteristica unica a questa attesissima versione del classico comic

Con le spalle sempre più vicine al muro negli ultimi tempi, i Marvel Studios fanno centro con un colpo magistrale. I potenziali blockbuster estivi promettono sempre di stupire e meravigliare, ma la maggior parte segue schemi prestabiliti, senza la volontà di creare un’impressione distinta. Fin dalle scene iniziali, questo film fa capire che non è così e ce lo ricorda per tutta la durata. Ambientato negli anni '60, al regista Matt Shakman (Wandavision) viene dato lo spazio per ornare un’estetica visivamente seducente e retrò. Mad Men incontra Marvel, mentre Reed Richards (Pedro Pascal, The Last of Us), Sue Storm (Vanessa Kirby, Pieces of a Woman), Ben Grimm (Ebon Moss-Bachrach, The Bear) e Johnny Storm (Joseph Quinn, Stranger Things) rischiano tutto per proteggere l’umanità e soddisfare le aspettative del pubblico.
Eccellenza visiva
Incorporando una delle storie di origine supereroistica più sfumate sul grande schermo, questa produzione di Kevin Feige è sobria, non occupa troppo tempo sullo schermo, mostrando una scrittura e un montaggio ben ponderati. Il periodo storico e l’ambientazione non solo lo distinguono dalle altre pellicole, ma permettono un’estetica più fresca e accattivante. Le scenografie e i costumi sono di prim’ordine, e ciò è l’elemento chiave che raffina il film e scolpirsce Mister Fantastic, la Donna Invisibile, la Cosa e la Torcia Umana.
La Terra è di nuovo in pericolo, minacciata dall’onnipotente dio dello spazio esterno Galactus (Ralph Ineson) e dal suo misterioso messaggero Silver Surfer (la vincitrice del Golden Globe Julia Garner, Ozark), ma questo pericolo imponente pone una complicazione personale per i quattro eroi. La tensione e l’energia si costruiscono lentamente, e questo è un bene. Arricchendo la storia, aggiungendo sostanza, non si sottomette al ritmo affrettato, crash-bang-boom di cui molti nel genere hanno sofferto.
Pascal è perfetto come Reed Richards. Portando una sofisticazione al ruolo, elimina la banalità, permettendo alle scene che mostrano il suo lato personale e la relazione con Sue di reggere il confronto con qualsiasi sequenza d’azione. Non influenzato da alcun contraccolpo per il casting di Garner per il personaggio tradizionalmente maschile, l’apparizione di Silver Surfer, o “l’aliena sexy” come la chiama Johnny Storm, è stata ben eseguita. Fino agli abiti dei Fantastici Quattro, tutto sembra tangibile. La scenografia di Jille Azis e i costumi di Alexandra Bryne meritano elogi, è chiaro che molta cura e attenzione hanno nutrito questa componente.
Schede
Un cast azzeccato infonde profondità nei personaggi
Alla fine mordendo, o forse solo rosicchiando, le mie stesse parole, la storia perde slancio poco dopo la metà. Proprio quando la tua attenzione era immersa, e eri coinvolto, ti senti abbandonato. E quante volte il pianeta, o New York City, può trovarsi nel pericolo più grave e noi dovremmo preoccuparci di nuovo?
Beneficiando di effetti visivi affilati, mentre l’apice si avvicina, fortunatamente vuoi di più ancora. E lo ottieni. E,dopo che i titoli di coda sono passati, e hai aspettato eventuali scene post-credit, e hai spolverato i popcorn, vuoi ancora di più. Marvel aveva bisogno di questo e ha proceduto nel modo giusto. Astenendosi dall’afferrare le ultime speranze o dal lanciare spaghetti bagnati al muro per vedere cosa si attacca, questa offerta è curata e trattata più come un film di supereroi invece che come merce di un franchise.
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