Recensione della serie tv La linea verticale
La prima puntata va in onda domani sera su Rai 3.

"La linea verticale" è una serie tv diretta da Mattia Torre che andrà in onda su Rai 3 dal 13 gennaio.
\r\nIl racconto si svolge all'interno di un ospedale, nel reparto di urologia oncologica. Il protagonista principale è Luigi (Valerio Mastandrea), un quarantenne che nel corso di una visita scopre di avere un tumore al rene sinistro e deve essere operato con urgenza. La notizia getta l'uomo in uno stato angoscioso e confusionale che travolge anche sua moglie Elena (Greta Scarano), la quale offre a Luigi il suo supporto morale e la sua forza.
\r\nUn mese dopo Luigi entra nel reparto e inizia ad approcciarsi all’ambiente ospedaliero. Nella serie convivono drammaticità e commedia, all'evento luttuoso che costituisce il pretesto narrativo si affiancano continue situazioni esilaranti. Questa alternanza di sensazioni è connessa al tentativo di tipizzazione intrapreso dalla serie inerente alcune figure professionali che si muovono nelle sale dell'ospedale.
\r\nLa linea narrativa principale focalizzata sulla vicenda del protagonista si interseca con una pluralità di linee narrative secondarie che chiamano in causa personaggi di supporto, come il paziente con la passione per il settore della medicina Marcello (Giorgio Tirabassi) o il particolare urologo Barbieri (Ninni Bruschetta) che esterna atteggiamenti ai limiti dell'anticonvenzionale.
\r\nOgni puntata ha una durata di venticinque minuti e la costruzione drammaturgica permette allo spettatore di entrare in contatto con le varie storie. Il mondo narrativo rappresentato da "La linea verticale" esalta caratteri di attualità riguardanti l'ambiente ospedaliero plasmando il genere medical drama con luoghi comuni e verosimili inclinazioni culturali.
\r\n“La vita, la morte, la sofferenza, la malattia: tutto viene sistematizzato in una routine a cui ci si abitua presto, e che pure rappresenta una formidabile esperienza umana. Ho girato “La linea verticale” con una postura simile a quella che ho sempre adottato a teatro, in un regime cioè di grande agilità produttiva, di essenzialità, e di massimo sforzo sulla scrittura e sulla direzione degli attori" - ha spiegato il regista Mattia Torre - "Come nel caso della serie “Boris”, anche qui gli attori sono, oltre che interpreti di razza, anche persone che hanno condiviso gli intenti del racconto, ne sono stati garanti, e ne hanno consentito la riuscita."
\r\nL'interprete principale Valerio Mastandrea presta le sue doti attoriali alla costruzione di un personaggio al contempo semplice e complesso, la capacità di esprimere stati d'animo e sensazioni gli permette di aderire correttamente al personaggio di Luigi e fare in modo che lo spettatore si appassioni al suo destino.
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