Recensione del film Riunione di famiglia (Non sposate le mie figlie! 3)
Riunione di famiglia (Non sposate le mie figlie! 3) è al cinema

Riunione di Famiglia (Non sposate le mie figlie! 3; Qu'est-ce qu'on a tous fait au Bon Dieu?) è il film commedia nelle sale. Dopo il successo dei due precedenti film, il genere della commedia francese ottiene sempre più consensi all’estero (non si può dire lo stesso per i film italiani). Il motivo è un sostrato di cinismo, irriverenza, e battute sagaci che fanno aderire il tono del film alla realtà. Questo tipo di commedia non è irrealistica come quella statunitense, votata ad un mcguffin prevedibile; e non sono sociali come le comedy-drama italiane. Basti pensare che un film francese come Tutti in piedi, che al box-office mondiale ha incassato 22 milioni di dollari, nella sua versione italiana - Corro da te - si è fermato a 2,4 milioni.
La differenza cultura e religiosa nella trama del film Riunione di famiglia (Non sposate le mie figlie! 3)
Claude (Christian Clavier) e Marie Verneuil (Chantal Lauby) sono sposati da 40 anni: per l'occasione le loro quattro figlie decidono di organizzare una grande festa a sorpresa nella casa di famiglia, a Chinon. Così già il clima familiare pare ripristinato. Claude è notaio gollista, la moglie è borghese cattolica: dopo che le tre figlie maggiori si sono sposate con uomini che divergono dalle loro opinioni religiose - un avvocato musulmano algerino, un imprenditore ebreo sefardita, un cinese han banchiere aperto a tutte le credenze religiose - i Verneuil si sono dovuti adattare che la quarta figlia si Laure (Élodie Fontan) abbia scelto un marito nero, proveniente dalla Costa d’Avorio.
Schede
La riunione di famiglia è rovinata dall'imbarazzo e dai cliché su razza e religione, espressi tanto dal padre quanto dai generi. E le differenze create dal tenore conservatore dei vari consuoceri non fa che alimentare il senso di estraneità di Claude verso quelle tradizioni.
Riunione di famiglia (Non sposate le mie figlie! 3), il conservatorismo come tema del film
Le differenze quindi sono insanabili, nella vita come nel film. E il preconcetto che tutti hanno - quello della paura per il diverso - viene qui svelato con sincerità. Salvo poi ricomporti nel finale. I Verneuil che credevano di aver sepolto i preconcetti, li fanno riemergere con la forza di secoli di timori accumulati sotto la coltre della presunta superiorità dell’Occidente.
Quella che sembra una Francia conservatrice, in realtà è la nostra stessa società, che appena esce dalla zona di confort, si trincera negli stereotipi e nei risentimenti. La critica che si può fare al film è che ormai, dopo due film su medesime tematiche, la corrosività iniziale del regista Philippe de Chauveron perda di efficacia, tanto che la sceneggiatura avrebbe potuto essere confluita verso nuove divergenze, mostrate con trame più originali. Ma non c’è dubbio che i figli delle quattro pargole di Claude, nei prossimi film faranno emergere nuovi dissidi.
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