Mostra del Cinema di Venezia 2025, recensione film A House of Dynamite
Scopri A House of Dynamite, il film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Il secondo punto di vista è quello di Jake Baerington (Gabriel Basso), Deputy National Security Advisor: sua moglie è incinta, e lui si trova a dover affrontare la situazione in maniera inattesa. Questo punto di vista è più sfilacciato rispetto al precedente, e non riesce a restituire pienamente il senso della completezza. Il terzo focus è del Presidente degli Stati Uniti, che si trova in un raduno di giovani giocatori di basket. All'improvviso è trascinato via per l'allarme DEFCON 2, secondo più alto livello di allerta militare, imminente a un attacco con la necessità di aumentare la prontezza delle forze armate. Il presidente si trova a confrontarsi con un consigliere che gli apre il libro nero della sicurezza nucleare in cui si posizionano le varie fasi successive. "Non so neanche cosa sia" risponde il Presidente, ed è forse l'episodio più compiuto. Infatti gli avversari – forse cinesi o russi - potrebbero dispiegare altre armi, e dopo il primo attacco il presidente deve decidere se avviare una guerra nucleare.
A House of Dynamite
riesce a gestire i tempi registici in maniera calibrata, mostrando nei
diciannove minuti ciò che accadrebbe realmente. I dettagli aiutano a carpire
l'ansia, dai cellulari lasciati prima di entrare nella situation room, alla
precisione nell'analisi dell'operazione missilistica. Forse la ridondanza degli
episodi porta a una stanchezza narrativa, ma vista la situazione in cui ci
troviamo catapultati, la tensione resta costante. Certamente non trapelano le
emozioni dei personaggi, dovendo risolvere la situazione nei fatidici
diciannove minuti, dopo i quali i dieci milioni di abitanti di Chicago - la
città bersaglio - sarebbero spazzati via. Ma l'emotività non è stata mai una
prerogativa della Bigelow, che puntella la mappa più nei dettagli piuttosto che
nella visione generale.
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