Scrivimi fermo posta, la commedia disperata con James Stewart nell’anniversario dell’uscita

Cinema / Classico / Editoriali - 12 January 2018 08:00

“Scrivimi fermo posta” è il film classico con James Stewart e Margaret Sullavan.\r\n\r\n

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Scrivimi fermo posta (“The Shop Around the Corner”) è il film di Ernst Lubitsch che usciva negli Stati Uniti il 12 gennaio 1940.

A Budapest in un negozio lavorano Pepi Katona (William Tracy), il fattorino Pirovitch (Felix Bressart), l'impiegato mite Alfred Kralik (James Stewart), il distratto Ferencz Vadas (Joseph Schildkraut) e le due donne Ilona (Inez Courtney) e Flora (Sara Haden). Ogni mattina i sei attendono l'arrivo del loro capo: Alfred confida a Pirovitch di aver risposto a un annuncio sul giornale e così è cominciata una relazione tramite lettere.

Quella mattina Klara Novak (Margaret Sullavan) entra nel negozio in cerca di un lavoro, e anche se Alfred è titubante il proprietario Matuschek la assume. È normale che tra Alfred e la giovane ci siano degli alterchi, e soprattutto i due non sospettano stanno conducendo una storia d'amore per posta: infatti è proprio Klara la corrispondente segreta di Alfred.

Le lettere sono firmate in modo anonimo, e i due mittenti decidono di incontrarsi per la prima volta in un bar. Ma prima dell’appuntamento il capo Matuschek licenzia Alfred, credendo che si lui l’amante della moglie ipotizzato da un detective. Alfred arriva all’incontro con la donna delle lettere, e nel locale vede Klara. Titubante si presenta solo come collaboratore, tanto che la donna ignara lo tratta malamente.

Il film è tratta dall’opera “Parfumerie” di Miklós László che aveva creato insieme ad altri drammaturghi una serie di opere chiamate “commedia all’ungherese”, perché in pochi tratti celebravano equivoci e rappacificazione. Era questo ciò che il pubblico chiedeva, in un periodo in cui l’entrata nella seconda guerra mondiale segnava un timore da cui era impossibile evadere.

Ernst Lubitsch acquistò i diritti della pièce per 7,500 dollari. Tanta era la fiducia del regista nella scelta dei due protagonisti che poiché Margaret Sullavan e James Stewart non erano disponibili al momento della produzione, che decise di posticipare la data di inizio e attendere la loro presenza.

La geometria della narrazione fu anche quella delle riprese, tanto che tutte le scene del film sono state girate nell'ordine in cui si presentano. La storia doveva essere semplice, come gli spunti da cui prendeva vita: Lubitsch e lo sceneggiatore Samson Raphaelson avevano attinto anche alle loro storie personali, tanto che il primo aveva lavorato da giovane nella sartoria di suo padre a Berlino, e Raphaelson aveva lavorato in un negozio durante l'Esposizione mondiale colombiana a Chicago.

Per assicurarsi che film fosse spogliato del fascino che solitamente si associa alle commedia sofisticate di Lubitsch (come “Angelo”, 1937; “L'ottava moglie di Barbablu”, 1938; “Ninotchka”, 1939) ordinò un vestito per la Sullavan che costò 1,98 dollari, lasciandolo al sole per sbiancarsi e alterarsi così da sembrare sciupato.

Girato in 28 giorni, costò meno di 500.000 dollari. Ma il successo fu immediato, sopratutto in Europa in un periodo in cui le produzioni statunitensi stentavano ad essere distribuite. Ne fu tratto anche un remake come “In the Good Old Summertime” (1949) con Judy Garland chiamato, il musical di Broadway del 1963 e 1993 “She Loves Me”, e il film “C’è posta per te” (1998) con Tom Hanks e Meg Ryan.

Ma la comicità non riusciva a nascondere un tema sempre attuale, come quello del timore della perdita del lavoro, in un’epoca in cui in molti si arruolavano e le certezze economiche scarseggiavano: infatti Alfred viene licenziato, e tutti gli altri dipendenti hanno paura per la loro sorte. Alla première del 25 gennaio 1940 al Radio City Music Hall, Lubitsch commentò: "Ho conosciuto solo un piccolo negozio a Budapest. Il sentimento tra il capo e quelli che lavorano per lui è praticamente lo stesso in tutto il mondo. Tutti hanno paura di perdere il lavoro, e tutti sanno quanto le piccole preoccupazioni umane possano influire sul suo lavoro. Se il capo ha un problema di dispepsia, meglio stare attento a non calpestargli le dita dei piedi: quando le cose vanno bene a lui, tutto lo staff riflette il suo buon umore”.

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