Vampyr, recensione videogame per PS4 e Xbox One

Games / Recensione - 10 June 2018 10:30

Siamo nella Londra del 1918, tra influenza spagnola e casi di vampirismo

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Vampyr è il nuovo videogioco di Dontnod Entertainment, software house particolarmente abile e attenta all’aspetto narrativo dei suoi giochi, una caratteristica maturata in Life is Strange, avventura interattiva riconosciuta come una delle migliori, a livello di trama e scrittura, degli ultimi anni. Il nuovo progetto cerca di unire una storia affascinante e misteriosa all’universo di gioco imbastito dagli sviluppatori, una stretta relazione di causa-effetto tra le nostre azioni e ciò che ne consegue, una variante ampliata di quanto visto in produzioni quali Dishonored, capaci di modificare scenari e storia in base alle scelte effettuate dal giocatore. 

Videogame Vampyr

La base da cui muove tutto è il concetto di vampirismo, un coacervo di leggende, superstizioni e storie legate al mito dei succhiasangue. Siamo nella Londra del 1918, decimata e afflitta dalla febbre spagnola, una piaga realmente esistita e che ha comportato la perdita di milioni di persone, causando più morti della Grande Guerra. La commistione tra realtà e finzione trova una città splendidamente funerea, tetra, abbracciata dall’oscurità che ha inghiottito le fumose strade vittoriane, abitate quasi esclusivamente da assassini e prostitute. In un turbinio di cadaveri e pestilenza, si muovono dei vampiri primordiali e bestiali, gli Skal, creature assetate di sangue umano. La storia viene narrata nei panni di Jonathan Reid, un ematologo che ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale assistendo soldati e feriti, e che ora è tornato a Londra. Il suo status di dottore sembra quindi inserirsi perfettamente nella situazione di emergenza in cui versa la capitale inglese, ma un’improvvisa aggressione da parte di un assalitore comporta un doloroso e scioccante cambiamento: Reid si risveglia diverso, trasformato in un vampiro. Il colpo di scena iniziale dà il via ad una sequenza affascinante e narrativamente intrigante, con la prima parte dell’avventura che cattura il giocatore nello splendido immaginario londinese. La stessa intensità, purtroppo, non viene mantenuta nella seconda metà del titolo, più debole e vacillante di quanto l’inizio poteva far presagire. La storia rimane comunque piacevole ed evocativa, forte di un’atmosfera incredibilmente magnetica e lugubre, a metà tra l’horror e il drammatico, anche grazie alla splendida rappresentazione della Londra dei primi del Novecento, mai così oscura e lucifera, fatta di ombre e poche luci.

La grafica di Vampyr si basa sull’Unreal Engine 4, con ambientazioni notturne e avvolte da un manto di nebbia, strade desolate, lampioni che si specchiano su strade umide e bagnate dalla pioggia. L’immaginario visivo, tra vampiri e umani, fiaccole e giochi di luce, crea un universo gotico dalla presenza palpabile, nella costante notte in cui Vampyr è inghiottito, un presagio di morte che accompagna il giocatore lungo la sua avventura. La città di Londra è liberamente esplorabile, seppure con una vastità della mappa piuttosto contenuta, ma curata sia dal punto di vista architettonico, con edifici e costruzioni differenti e dal carattere distintivo, che in termini di abitanti e attività.


Vampyr è un action-RPG che rielabora in maniera personale e originale il concetto di progressione all’interno del mondo di gioco. Ogni nostra azione ruota attorno al concetto di morale, con conseguenze legate ad ogni scelta effettuata, penetrando nel tessuto sociale della città londinese. La particolarità del titolo risiede proprio nella caratterizzazione di Londra, popolata nelle sue viscere da un totale di 64 abitanti, ognuno dotato di caratteristiche fisiche, mentali e con una storia da raccontare. Non avremo così un carnet di personaggi non giocanti senza un’anima, classica carne da macello nei giochi di ruolo. Nient’affatto: ogni relazione si intreccia con la famiglia, con negozi e attività che vengono gestiti personalmente; la dipartita di un personaggio piuttosto che di un altro va a modificare l’aspetto e la struttura della città stessa, innescando uno stretto legame tra azioni e conseguenze. Le missioni secondarie, di pari passo con la profondità dell’intreccio sociale, narrano dettagli e trame dei singoli abitanti, che approfondiscono il background narrativo e si incrociano con il nostro modo di approcciare l’avventura. Portare avanti la storia principale, infatti, modifica l’ambiente di gioco: la canonica progressione di livello, accumulando punti esperienza, si muove insieme al nostro stile di gioco, che può essere violento o pacifista, andando ad influenzare direttamente la vita e i rapporti degli abitanti. Possiamo decidere di affrontare e uccidere i nemici, un modo diretto e più semplice di portare avanti le quest; tale scelta, tuttavia, comporta un peggioramento delle condizioni dei singoli quartieri che, una volta raggiunto il punto critico, saranno compromessi e abitati da creature ostili. Viceversa, un comportamento moralmente accettabile, e più gratificante in termini di esperienza ludica, permette di conoscere e approfondire ogni singola storia, mantenendo per quanto possibile l’ordine all’interno della città. Gli scontri saranno più difficili e le abilità attive e passive da vampiro meno potenti, ma proseguendo nell’avventura guadagneremo comunque punti esperienza tali da sviluppare le nostre capacità da vampiro. In tal senso, il sistema di combattimento si basa su armi bianche e da fuoco, innescando una piacevole alternanza tra schivate e attacchi, per un combat system non particolarmente profondo né fluido, ma che rimane funzionale al titolo di Dontnod.

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