Recensione film “Marlina: omicida in quattro atti”

Cinema / Recensione - 18 January 2018 09:30

Selezionato al Festival del cinema di Cannes 2017 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs\r\n

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Il film “Marlina: omicida in quattro atti”, presenta una storia intima di difficoltà, ingiustizia e vendetta, sullo sfondo di un paesaggio rurale che permette di esaltare la fotografia con le riprese che scorrono cadenzate. La regista indonesiana Mouly Surya disegna uno scorcio della società maschilista dove vige ancora la legge del più forte, supportata da una sceneggiatura essenziale.

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Trama del film “Marlina: omicida in quattro atti”. Marlina ha appena perso il marito quando alla sua casa si presentano alcuni uomini che reclamano il suo bestiame, avvisandola che quella stessa sera verrà violata. Lei attua la sua vendetta ed uccide gli uomini poi si dirige verso il primo posto di polizia per denunciare l’accaduto.

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La regia descrive con efficacia uno spaccato della società indonesiana, riguardante una regione rurale, sconfinata ed accattivante per quanto concerne il paesaggio e governata da una organizzazione maschilista. Emergono le difficoltà nell’ottenimento della giustizia e la facilità con la quale si rifugge dalle responsabilità, dove l’adempimento della giustizia è reso complicato dall’inesistenza di mezzi per perseguirla.
Attraverso il personaggio di Marline la regista esprime un contesto sociale composto da delicati equilibri, con una narrazione cadenzata che si sofferma spesso sul paesaggio suggestivo, definendo una quotidianità semplice e complicata. La protagonista esprime una timida forza interiore che la porta ad opporsi con alla violenza subita.

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“Marlina: omicida in quattro atti” rappresenta un’opera che descrive una società regionale, collettivizzando il problema femminile, dove una donna messa al margine si ribella per affermare la propria libertà.

© Riproduzione riservata




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