Recensione del film Incarnate - Non potrai nasconderti

Cinema / Recensione - 08 February 2017 07:30

"Incarnate - Non potrai nasconderti" è il film horror Aaron Eckhart

image
  • CONDIVIDI SU
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon

Incarnate - Non potrai nasconderti è il film horror di Brad Peyton, con Carice van Houten, Aaron Eckhart, Mark Steger e Catalina Sandino Moreno.

La storia segue Seth Ember (Aaron Eckhart), scienziato con la capacità di esorcizzare le menti delle persone possedute. Ma l’adolescente su cui deve praticare l’esorcismo conserva lo stesso spirito maligno responsabile della morte dei suoi affetti, la moglie e il figlio.

“Acqua santa, crocifissi e futili minacce sono così noiose”, dice l’adolescente Cameron (David Mazouz) posseduto al Dr. Ember (Eckhart). Emerge subito nel film di Peyton l’intento di proporre un horror più maturo, che superi la sequela di storie incentrate sulla possessione. Interessante è anche il ricorso alla figura del padre del ragazzo, Dan Sparrow il quale vittima dell’alcolismo ha causato un incidente rompendo il braccio del figlio. Cameron nella buia stanza gli dice al padre di avvicinarsi, perché lo perdonerà: lui si avvicina per abbracciarlo e Cameron lo innalza prima contro il soffitto e poi lo scaraventa a terra uccidendolo.

Lentamente emerge anche i concetto di “Proiezione astrale”, ovvero la capacità che ha Ember di praticare esperienze extracorporee, che presuppone l'esistenza di un anima o coscienza separata dal corpo fisico e capace di viaggiare fuori di esso. Ember poteva entrare nei sogni di altre persone, ma ha nascosto il suo potere che però lo ha reso un obiettivo per i demoni. Ma questo potere causò anche la morte della moglie e del figlio .

Ember si configura come una vittima sacrificale, ed è certamente questo l’aspetto più aggiornato del film. Fino a che punto siamo consapevoli delle nostre colpe, e dobbiamo mentire per nasconderle? È questa a domani che “Incarnate” propone, al di là delle possessioni e degli influssi vaticani. La stessa casa di produzione è la Blomhouse, che ha lavorato a “Split” di M. Night Shyamalan, a “Insidious”.

Ma questo aspetto poteva essere reso in maniera più composita, con racconti della vita dell’antagonista Maggie, nonché di quella ulteriore in cui Ember sa immergersi. Invece questi elementi ulteriori sono ammassati, tanto da risultare anche debordanti. Non sono esposti come dovrebbero, il che avrebbe permesso al film di porsi come uno dei più inquietanti dell’ultimo periodo: il mistero della vita ulteriore, la difficoltà di un adolescente di gestire una presenza macabra, i sensi di colpa con cui non ci si confrnt. Il regista Brad Peyton ha già lavorato a “Viaggio nell'isola misteriosa” (2012) e sa ben coordinare i passaggi tra flashback, mondo reale e visioni.

“Incarnate” prosegue il solco delle recenti produzioni horror, in cui il genere vira verso aspetti più sociali e meno da Grand Guignol. Basti pensare a “Babadook”, o a “Don't Breathe”.

© Riproduzione riservata




Seguici su

  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon
  • icon