The Assassin, il film osannato sulla vendetta della donna
Hou Hsiao-Hsien dirige "The Assassin", che esce nelle sale italiane. La critica ha osannato il film, che alterna introspezione e combattimento.

The Assassin è il film di Hou Hsiao-Hsien nelle sale italiane: uscito in Cina nel 2015 ha incassato più di 8 milioni di euro, vincendo anche il festival di Cannes nel 2015 per la migliore regia. Nel cast ci sono Qi Shu, Chen Chang, Satoshi Tsumabuki.
La storia è ambientata nel 9 ° secolo in Cina: Nie Yinniang è una giovane donna rapito durante l'infanzia da un generale. È stata cresciuta da una suora che l'ha addestrato nelle arti marziali. Dopo 13 anni di esilio torna nella sua terra come un assassino d'eccezione, con l'ordine di uccidere il suo fidanzato. Deve confrontarsi con i suoi genitori, i ricordi, i sentimenti repressi dovendo sacrificare l'uomo che ama, oppure decidere di rinnegare la via sacra degli assassini giusti.
La stessa protagonista ha affermato che le scene di azione erano simili alla danza, ma con la differenza che occorreva colpire l’avversario. Molte controfigure sono state usate infatti, sopratutto per le scene in campo lungo: è questa l’inquadratura preferita da Hou Hsiao-hsien, proprio perché aumenta la distanza tra lo spettatore e l’attore, permettendo di mostrare cosa accade dietro ai personaggi, gli oggetti intorno a loro, i paesaggi.
Il film procede quindi con fasi alterne, in cui si alterna il carattere della protagonista con le capacità acrobatiche. I romanzi wuxia - con azione volante - sono una caratteristica della letteratura cinese del ‘900, che cominciarono a trattare il kung fu e la scherma. “Non è il mio stile mostrare gente che combatte volando in aria o facendo piroette sul soffitto - dice il regista - Preferisco restare coi piedi per terra”. Sono gli atteggiamenti acrobatici che poi si ritrovano nel film di Quentin Tarantino, come “Kill Bill”. Ma Hou Hsiao-hsien li ha smorzati: “pure se gli attori sono imbottiti, o usano spade di legno, queste scene sono inevitabilmente violente. Shu Qi, la mia attrice protagonista, ha terminato di girare le sequenze d’azione coperta di lividi”.
Il regista si è anche basato sui chuanqi, genere narrativo in cui il realismo dei dettagli propone una vicenda alternativa: particolari della vita quotidiana, anche con cronache. “C’erano modi diversi di fare il bagno, a seconda che tu fossi un ricco mercante, un alto ufficiale o un contadino”, afferma il regista. Dal punto di vista storico imperava la dinastia Tang, che poi cadde nel 907. Quindi le scene d’azione sono un mezzo per raggiungere lo scopo del racconto. E la critica ha proprio apprezzato questo aspetto, definendo il film capace di raggiunge nuove vette mozzafiato di eleganza compositiva (Variety), con introspezione che alterna attacchi acuti di combattimento (Los Angeles Times).
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