Paolo Ruffini, alla regia, ci racconta la sua \"Fuga di cervelli\"

Cinema / News - 05 November 2013 10:47

Il comico livornese, ben noto per le sue partecipazioni a Colorado Cafè e per i suoi esordi come VJ di MTV, si cimenta dietro la macchina da presa in una pellicola che affronta scienza e diversità sen

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Dici Paolo Ruffini e subito pensi allo scanzonato giovane cool e casual, dalla battuta sempre pronta, che furoreggiava in MTV nei primi anni duemila, e poi all\'intrigante giovanotto dal marcato accento toscano che ha preso parte a Colorado Cafè, celebre programma di intrattenimento comico. Ma Paolino, come lo chiamano amici e fans, è anche molto altro, ed è ormai imminente l\'uscita del suo primo film da regista.

\"Cervelli in fuga\", in sala dal 21 novembre in 400 copie, è una pellicola che sfiora con leggerezza temi scottanti nell\'Italia di oggi, quali la difficile situazione dei ricercatori costretti ad emigrare e la concezione di diversità e disabilità, sempre da un punto di vista a metà tra il serio e il faceto. Non si tratta di un film originale, bensì della trasposizione italica di \"Fuga de cerebros\", campione di incassi in Spagna. Per Ruffini questo non è un rammarico, anzi si è dichiarato contento di aver fatto suo un film straniero.

La pellicola si incentra sulla storia di Emilio, un ragazzo timido e secchione che si invaghisce della bella Nadia, interpretata dalla conturbante attrice e modella moldava Olga Kent. Nadia è in procinto di trasferirsi ad Oxford per studiare, ed Emilio decide di seguirla insieme ai suoi amici, persone diversamente abili ma non per questo rassegnati o emarginati. La trasferta ad Oxford, che in realtà sono il Parco Valentino e le rive torinesi del Po prestate al cinema, sarà pretesto per una serie di gag improvvisate ed esilaranti, basate sull\'equivoco e mai volgari.

Il film offre alcuni spunti interessanti di riflessione: primo fra tutti il modo di intendere la disabilità e di trasformare l\'handicap in qualcosa di divertente. Ruffini a tal proposito sostiene che la diversità dei suoi personaggi non è tanto fisica, ma comportamentale: «Prima che sulla sedia a rotelle, Alonso è fissato col sesso. Il personaggio che interpreto io, prima che non vedente, è un casinista. D’altronde se su qualcosa non si può scherzare si finisce col ghettizzarla.» Un punto di vista, quello del buon Paolino, che non mancherà di far discutere.

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