Mamma o Papà? 'Lo spettatore del film ama ridere di se stesso': intervista all'attore Luca Angeletti
Mauxa ha intervistato Luca Angeletti, attore del film "Mamma o Papà?" con Paola Cortellesi e Antonio Albanese.
Mamma o Papà? è il film di Riccardo Milani con Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Luca Marino, Anna Bonaiuto, Stefania Rocca e Luca Angeletti.
La storia racconta delle incomprensioni nate tra Valeria (Cortellesi) e Nicola (Albanese) dopo quindici anni di matrimonio e un divorzio: se gli accordi legali sono stipulati, ciò non si può affermare dei reciproci patti morali. Valeria infatti dovrebbe rifiutare un’occasione lavorativa all’estero per stare accanto ai figli, ma quando scopre che Nicola ha una relazione con una giovane infermiera accetta il nuovo incarico. Occorre quindi decidere a chi andrà la custodia dei figli nei sette mesi in cui i due genitori saranno assenti, perché anche Nicola ha ottenuto un’offerta irrinunciabile.
Mauxa ha intervistato l’attore Luca Angeletti, che ha lavorato anche a teatro con “Finché giudice non ci separi” di Augusto Fornari, in televisione con “Il sogno di Rocco” di Marco Pontecorvo. D. Nel film “Mamma o papà?” interpreti Giorgio Signorotto. Ci puoi raccontare il tuo personaggio?
Luca Angeletti. Nel film “Mamma o papa?” Giorgio è un ginecologo collega di Nicola (Antonio Albanese) nonché suo migliore amico. È una persona buona, dolce e riservata, di quelle che non riescono mai a dire di no. Giorgio è scapolo, vive ancora a casa con la mamma anziana di cui si prende cura ed è direttore di un coro polifonico. Durante il film viene chiamato in causa da Nicola che gli chiede continuamente favori, non lasciandogli possibilità di replica. Nicola sfrutta la debolezza di Giorgio e se ne approfitta spudoratamente per perseguire il suo progetto a tutti i costi.
D. Sul set come è stato il rapporto lavorativo con Paola Cortellesi e Antonio Albanese? C’è stato un episodio curioso?
L. A. Lavorare con Antonio è straordinario: è un uomo e artista di grande precisione, intelligenza e generosità. Ci siamo divertiti molto insieme. Con Paola ci conosciamo da tanto tempo, purtroppo abbiamo girato una sola scena insieme, ma sono capitato spesso sul set per vederla lavorare, ed è sempre una gioia. La trovo un’attrice veramente completa, efficace e incisiva.
D. Il film racconta anche la difficoltà di realizzare scelte altruistiche. Sei d’accordo?
L. A. Il film in realtà parla della difficolta di scendere a compromessi e della necessità di non rinunciare a se stessi all’interno di una famiglia. La famiglia oggi è un microcosmo molto complesso, in quest’epoca così difficile, è tutto molto più faticoso e stressante. Ogni cosa sembra rubarci il tempo e lo spazio, e spesso si ha bisogno di recuperare e preservare la propria identità, ci si scontra con le esigenze altrettanto urgenti degli altri. E questo crea conflitto.
D. Hai lavorato anche al film “Beata ignoranza” di Massimiliano Bruno. Pensi che il genere commedia sia il più adatto a raccontare la società italiana attuale?
L. A. Anche in “Beata ignoranza” si parla di un conflitto. Qui però l’asse è spostato sulla difficolta di comunicazione dovuta ad una tecnologia che sempre più invade le relazioni interpersonali, creando muri fatti di schermi (il film racconta di due professori agli antipodi nell’uso dei social network, n.d.r). La commedia anche in questo caso fa leva sui conflitti, sui fraintendimenti, sugli inganni. È un meccanismo molto antico che funziona alla perfezione dai tempi di Plauto.
D. Quindi è un meccanismo di immedesimazione ed estraniamento.
L. A. Sì, cambiano i tempi e cambiano le ambientazioni e le tematiche, ma lo scopo e il risultato della commedia sono sempre gli stessi. Lo spettatore ama vedersi rappresentato e ridere di se stesso comodamente in poltrona, senza che quello a cui assiste capiti a lui direttamente. È questo sentirci solo spettatori e quindi al sicuro che ci alleggerisce. Mi posso riconoscere in quello che vedo ma per fortuna non sta capitando a me. La commedia da sempre fa leva anche sul gusto del cinico di chi guarda.
D. Hai degli hobbies?
L. A. Dipende! Quando lavoro, lavoro. Quando non lavoro, cerco lavoro: nel frattempo mi dedico alla mia famiglia, mantengo vive le mie amicizie, ascolto musica, guardo film, vado a correre. Amo le piante, faccio progetti di vita, cerco di tenermi informato su tutto ciò che accade nel mondo e penso a cosa posso fare di buono per preservare questo mondo che abbiamo preso in prestito dai nostri figli e che io personalmente voglio restituire più bello di come era, quando mi è stato affidato.
D. Qual è il tuo libro preferito?
L. A. Ne ho molti. Posso citare l’ultimo che ho letto, è uno di quelli preferiti. Si chiama “Sopra eroi e tombe” di Ernesto Sabato. Ve lo consiglio.
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