Italiani buongustai, in tv è boom cucina nonostante stravizi e problemi di peso

Daily / News - 10 January 2014 16:00

Da "La prova del cuoco" presentata da Antonella Clerici a "I menù di Benedetta" della Parodi. Dalle prodezze di Gabriele Rubini su DMax alle imprese culinarie dei motivatiss

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Italiani buongustai. Eterni mangioni affezionati al sugo di mammà ed in grado di vivacizzare le tavole di metà globo esportando maccheroni, pizza e spaghetti. Il cibo in Italia è un autentico culto e non c'è da chiedersene il motivo: basta assaggiare lasagne e tortellini in Romagna, cioccolato in Piemonte e fare un salto al Sud a degustare babà, cannoli, pastiere per registrare nella memoria di corpo e mente il più squisito dei piaceri della gola. Nutrirsi, nella nostra penisola, resta un'imperdibile tentazione. A dispetto dei chili di troppo. A volte, purtroppo, anche a scapito della salute.

La passione per il cibo è pure passione per la cucina. Capace di coinvolgere tutti, uomini, donne, bambini. E di spiegare, insieme, per così dire, ad altri ingredienti ad hoc, il successo delle numerose trasmissioni televisive che impazzano sui vari canali, parlando di ricette, sfizi culinari, colossali abbuffate, gare fra cuochi e simili. Dai creativi menù di Benedetta Parodi su La7 si passa al food unto e bisunto delle strade d'Italia, proposto in replica su  Dmax con la presentazione di  Gabriele Rubini. Dalle trovate quasi giornaliere de “La prova del cuoco” della simpatica Antonella Clerici ci si cala nelle seriose atmosfere delle differenti edizioni di “MasterChef”, tra ardue sfide sul filo del rasoio tra i motivatissimi concorrenti.

Ci sono persino trasmissioni, come il reality americano “Man vs. Food”, in cui l'abbuffata diventa show fino a scoppiare e a sentirsi male (e qui sarebbe lungo e doveroso il discorso da farsi in proposito sulla dubbia moralità di simili esempi, sul problema della fame nel mondo e sulla serietà e diffusione dei disturbi alimentari nelle società occidentalizzate). In tale programma l'anchorman Adam Richman peregrina di città in città per provare i piatti peculiari del luogo e tentare di vincere un duello inscenato in un ristorante locale: di solito deve terminare in tempo record mastodontici dolci o giganteschi e grassissimi menù salati od ancora pietanze mostruosamente piccanti.

Ma perché un argomento banale come il mangiare suscita tante attenzioni e conquista il grande pubblico? Forse perché è basilare, quotidiano, e cucinare è un qualcosa cui ciascuno, in modo più o meno avanzato, può avvicinarsi. In questo senso chiunque può essere  Adam Richman che trangugia un succulento pezzo di pizza o un aspirante chef che cerca d'eseguire alla perfezione una ricetta: trasmissioni che raccontano il cibo facilitano l'immedesimazione, in quanto parlano di noi. L'alimentazione è la più intima di tutte le forme di consumo, sottintende il principio d'”incorporazione” (“sono quel che mangio”), poiché implica la penetrazione del nutrimento dentro il nostro corpo, rendendolo così la nostra propria sostanza.

Mangiare è un'attività biologica che significa far nascere o rinascere la vita in sé e negli altri. Un atto simbolico. Un comportamento legato alla cultura. Un'affermazione d'identità. È cura di sé stessi  e del prossimo: se sono quel che mangio devo controllare ciò che mangio e ciò che mangiano le persone che amo. L'alimentazione è la prima medicina e risulta necessario sapere quel che mangiamo per non rischiare di non sapere ciò che siamo.



© Riproduzione riservata


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