Ghiacciai italiani e cambiamento climatico in Italia: le previsioni di fine secolo

Daily / News - 23 May 2014 20:00

Il terzo catasto dei ghiacciai italiani - quelli precedenti risalgono al 1962 e al 1984 - individua due fenomeni: il ritiro dei ghiacciai e la formazione dei "ghiacciai neri" in grado di ral

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Catasto dei ghiacciai italiani - Il team di ricerca coordinato da Claudio Smiraglia dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l'Associazione EvK2CNR, il Comitato Glaciologico Italiano e Levissima, aggiorna il catasto dei ghiacciai italiani e fotografa due trend: da una parte la frammentazione dei ghiacciai, dall'altra la significativa formazione di uno strato di detriti - i cosidetti “ghiacciai neri” - in grado di rallentare lo scioglimento delle riserve ghiacciate.

Cambiamento climatico in Italia - Sulle catene montuose alpine i ghiacciai continuano a ritirarsi a causa del cambiamento climatico in atto in Italia: si è valutata una riduzione pari all'incirca del 40% nell'ultimo trentennio, una superficie complessiva paragonabile a quella del Lago di Garda. Il ritiro è favorito dalla loro progressiva frammentazione.

Primato - I tre ghiacciai italiani che superano i 10 km² sono il complesso Adamello-Mandrone al confine tra Lombardia e Trentino, il Forni in Lombardia (risultato il più esteso nel catasto del 1981-1984) e il Ghiacciaio del Miage in Valle d’Aosta.

Estinzione - Le previsioni degli studiosi sono affatto incoraggianti: l'estinzione dei ghiacciai alpini è stimata con una percentuale tra il 50% e il 90% entro la fine del secolo.

Ghiacciai neri - Smiraglia spiega, tuttavia, l'importanza dei “ghiacciai neri” in grado di allungare la vita alle masse di ghiaccio alpine: “La fusione sta innescando un meccanismo naturale di auto-difesa: col ritiro dei ghiacci, si sta verificando lo sbriciolamento delle pareti rocciose vicine, e i detriti si stanno riversando sui ghiacciai formando delle 'coperte' di sassi sempre più estese. La loro superficie è aumentata del 20% dagli anni '60 ad oggi, formando uno strato che sigilla e protegge il ghiaccio sottostante”.

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