Billions 2, la serie tv legal e la difficoltà nel romanzare il mondo finanziario

Tv / News - 22 September 2016 18:00

La serie tv targata Showtime porta sul piccolo schermo lo spietato mondo di Wall Street. Occasione persa o affresco riuscito? Scopriamolo.

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“Gli affari sono affari”. E’ una delle frasi più celebri del grande schermo, prestata ad innumerevoli film e presente sulla bocca di famosi - e meno famosi - attori. Se il detto, col passare del tempo, non invecchia ed anzi mantiene inalterato il suo sapore freddo e glaciale, è pur vero che quando ci troviamo di fronte ad una battuta di questo genere, difficilmente potremo evitare di farci tornare alla memoria Gordon Gekko, il celebre personaggio interpretato da Michael Douglas nel 1987 nel film “Wall Street”, di Oliver Stone.

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Non è un caso che questa frase si adatti alla perfezione a questa pellicola, che parla appunto di uno squalo dell’alta finanza capace di tutto e di manipolare ogni cosa per raggiungere i suoi fini. Ecco: se il capolavoro di Stone è sicuramente uno specchio autentico dell’ascesa del capitalismo negli anni Ottanta e Novanta in America, con relativa critica, qualunque film successivo o serie tv deve in un certo modo confrontarsi con un colosso come questo, capace di restituire alla perfezione quel mondo finanziario e speculativo privo di scrupoli.

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La domanda, a questo punto, è se Billions, che si appresta a presentare al suo pubblico la seconda stagione, riesca nel suo vero intento: riprodurre in maniera quanto più concreta possibile il crudo mondo di Wall Street, spesso dominato da insensibili regole finanziarie, numeri e desiderio di successo ad ogni costo.

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La serie Billions, che é ambientata a New York, vive della contrapposizione tra un procuratore distrettuale di nome Chuck Rhoades (Paul Giamatti), uno che in carriera non ha mai perso un caso, e un cinico magnate della finanza di nome Bobby “Axe” Axelrod (Damian Lewi), spregiudicato proprietario di un fondo speculativo che si é arricchito dopo i fatti dell’11 settembre.

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Showtime ha avuto coraggio nel presentare una serie come Billions e il pubblico, tutto sommato, ha ripagato le aspettative. Va tuttavia sottolineato come, probabilmente, il network potesse e dovesse osare di più per rendere vero fino in fondo il suo mondo dell'alta finanza. Il problema di fondo, quello su cui si sono soffermate anche le critiche piombate sul web, é che Billions pone le basi per analizzare e criticare un sistema-finanza senza però mai affondare il colpo.

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Certo: gli autori guidati da Brian Koppelman e David Levien sono onesti nel dichiarare il comportamento criminale presente nei personaggi così come le fredde relazioni che si instaurano tra gli organi di garanzia e i magnati della finanza, ma il tutto viene descritto in modo superficiale, senza mai assestare un colpo netto, con dialoghi che a volte ti fanno dubitare persino si tratti di un legal. Non di rado ci troviamo di fronte a situazioni artificiose. Plot e tematiche risultano quindi un po' piatte e poco "pericolose", poco scomode, forse più funzionali alla trama in sé e al proseguo dello show.

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Che sia una scelta precisa o una mancanza di talento nella scrittura non é dato saperlo. Quello che tuttavia appare certo é che Billions può e deve cambiare marcia per convincere fino in fondo chi lo guarda. Occorre insomma più coraggio per rendere del tutto credibile la trama e conquistare di conseguenza pubblico e critica. Se manca questo, Billions difficilmente potrà ambire a diventare uno dei prodotti di punta del network e occupare stabilmente un posto in cima ai cuori degli spettatori.

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