Recensione film Posti in piedi in Paradiso, quando la crisi non fa commedia
La vicenda di tre sfortunati divorziati che nel 2012 in preda alla crisi lavorativa cercano di dividersi le spese dell’affitto e da qui si susseguono problematiche varie, con tanto di avvenente cardio
La vicenda di tre sfortunati divorziati che nel 2012 in preda alla crisi lavorativa cercano di dividersi le spese dell’affitto e da qui si susseguono problematiche varie, con tanto di avvenente cardiologa Gloria che insinua l’imbranato protagonista Ulisse pare già vista.
Solo alcune mimiche sono degne del miglior Carlo Verdone in Posti in piedi in Paradiso, come quella dell’attore che mangia un biscotto e mordendolo si fa male ed erompe in una faccia stralunata. Ma quando va a letto con Gloria e la doga si spezza, quando non si riesce a parlare al cellulare e ci si mette in piedi sopra un tavolo per agganciare il segnale, si pensa al miglior Verdone della cinematografia passata e ovviamente il paragone è impari.
Neanche i problemi sociali riescono ad attirare l’attenzione dello spettatore, tanto sono distanti dalla quotidianità i lavori che i tre protagonisti praticano: critico cinematografico, discografico ed imprenditore riciclato in gigolo. Si tratta di un coté borghese che non appassiona e non suscita ilarità.
La sceneggiatura di Carlo Verdone, Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi si arrovella spesso su se stessa, senza mostrare uno sviluppo dei personaggi che non vada oltre il macchiettismo. Tutti e tre gli interpreti, Piefrancesco Favino, Marco Giallini e lo stesso Verdone faticano a non sovrapporsi nelle battute: ognuno dei tre tentenna nel cercare di non togliere spazio all’altro.
Occorre tornare a C\'era un cinese in coma per trovare cinismo e comicità che coniugano al meglio la briosità dell’attore romano, o a Perdiamoci di vista! (1994) per un’empatia tra i protagonisti. Occorre tornare a Viaggi di nozze (1995) per trovare un’interprete femminile capace della stessa verve che manifestava allora Cinzia Mascoli: qui la si trova da un’impetuosa Micaela Ramazzotti, attrice per cui in questo film vale la pena rimanere con i posti in piedi.
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