Speciale Festival di Venezia

Recensione film Le guerre horrende, premiato a Venezia

Di Livio Pacella, Luca Immesi e Giulia Brazzale: in sala dal 19 aprile, nel centenario della Prima guerra mondiale.

Recensione film Le guerre horrende, premiato a Venezia

Le guerre horrende è un interessante film di dichiarato afflato teatrale. Un'opera che mette in scena il realismo magico, trasposto per il grande schermo, per esempio, da Emir Kusturica o, per citare due riferimenti italiani, i fratelli Taviani e Matteo Garrone.

In un bosco senza via di uscita, che scopriamo stregato, il Capitano (Livio Pacella) canta le folli gesta della guerra alla più popolosa specie della Terra, gli insetti: pulci, mosche, pidocchi, cimici.  Ad accompagnarlo nello spettacolo, c'è il fido Scudiero (Desireé Giorgetti).
Durante la Seconda guerra mondiale, il Capitano si è unito ai partigiani per combattere i fascisti. Aveva una donna che amava, e alla quale tornare. Tuttavia, sono proprio le donne - madri, figlie e mogli – le martiri di ogni guerra.

Con la presenza, improvvisa e catapultata, nel bosco del Soldato (Dario Leone), non a caso senza memoria, la trama assume forma, contestualizzandosi nello spazio e nel tempo. Al Capitano, infine, non resta che arrendersi al suo destino di nato nel 1899: “Quante volte ho dovuto dimenticare. Ricordare. Rivivere tutto questo. Per sempre”.
La guerra è un'aberrante usurpazione della vita. Un'erbaccia selvatica capace di infestare l'umanità. Contro ogni religione e /o logica maturata nei secoli.

Le guerre horrende racconta gli effetti della Grande guerra, e la successiva Seconda guerra mondiale, sulla popolazione. Il film è tratto dall'omonimo testo teatrale di Pino Costalunga, ispirato da Niccolò Machiavelli, per il quale l'aggettivo “horrende” relativo alle guerre, era da intendere come “straordinarie”, “necessarie”.
La pellicola, invece, mette a nudo le barbarie della guerra sotto il lucido segno della follia. Un artificio umano contro natura.

Scritto da Livio Pacella, Luca Immesi e Giulia Brazzale, diretto da Immesi e Brazzale, il film si è aggiudicato diversi riconoscimenti, tra cui il Leone di vetro a Venezia nel 2016, pensato per i progetti inediti.

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