MotoGP 18, recensione videogame per PS4 e Xbox One
Il videogioco ufficiale del motomondiale, tra licenze e la voce di Guido Meda

MotoGP 18 è il videogioco ufficiale del motomondiale sviluppato da Milestone, la software house italiana che ormai da anni arriva nei negozi con titoli incentrati sulle due ruote. L’esperienza maturata nel corso degli anni ha permesso al team milanese di affinare le meccaniche di guida, una caratteristica che troviamo ancora migliorata e approfondita nel nuovo MotoGP che, dal punto di vista del gameplay, non si limita a fare il compitino, ma amplia ed esplora nuove caratteristiche simulative, pur mantenendo un’accessibilità tipica dei giochi motociclistici.
Una delle criticità dei giochi Milestone è sempre stata l’aspetto visivo, con una modellazione e pulizia dell’immagine insoddisfacente, che ha pesato non poco nella valutazione generale dei loro titoli. Il nuovo motore grafico ha visto un importante step evolutivo con il passaggio all’Unreal Engine 4, uno dei più diffusi, versatili e potenti all’interno del mercato videoludico. Tale decisione ha permesso di sviluppare un nuovo modello fisico, più realistico e convincente rispetto al passato, ma ha anche significato una riscrittura da zero di tutti gli elementi estetici del gioco, dalle moto alle piste, passando per gli elementi di contorno. Il nuovo motore grafico vede così, per la prima volta nella serie, la presenza dell’HDR, che dona colori, giochi di luce e un’illuminazione più incisiva, nonostante le problematiche relative alla risoluzione, con un’immagine impastata, poco definita e una profondità di campo ridotta. Se da un lato, infatti, abbiamo moto e piloti più convincenti, con animazioni di staccata, spostamento del peso e contatti migliorati, la resa di piste ed elementi di contorno rimane piuttosto anonima, ancorata alla generazione passata, con texture che "ballano" e si caricano in ritardo, un aliasing marcato e una fluidità ribassata a 30 fotogrammi al secondo. Il risultato generale rimane pertanto altalenante, con difetti tecnici evidenti in tantissime situazioni, sia durante le gare che nelle fasi di premiazione, con piloti replicati in maniera grossolana e con animazioni legnose. Il pubblico si presenta più colorato e attivo rispetto al passato, con fumogeni gialli e rossi, che fanno tuttavia da contraltare a bandiere sventolate con una fluidità davvero al limite del comprensibile e strutture a bordo pista realizzate in maniera frettolosa e con poca cura.
Se quindi il lato tecnico presenta molte problematiche e punti deboli, discorso inverso va fatto per il gameplay, curato, piacevole e sorprendentemente profondo. Solitamente le uscite annuali non vedono grosse differenze nel modello di guida, che si mantiene sempre simile al precedente episodio e senza grandi novità. Il nuovo motore fisico, invece, porta con sé una pesantezza della moto che va ad influire direttamente sul modo di affrontare le curve: fondamentale diventa il punto di frenata, specialmente con gli aiuti disattivati, obbligando il giocatore ad effettuare la giusta traiettoria per non finire larghi e, nei casi di eccessiva velocità, a terra. Il peso maggiore in percorrenza, infatti, non permette più di modificare la traiettoria con estrema facilità, come in passato, dove era concesso riprendere facilmente il punto di corda, in maniera irrealistica. Ora bisogna dosare con maggior cura gas e freno, per non perdere preziosi decimi durante le staccate. La difficoltà personalizzabile assicura un’esperienza in linea con le capacità del giocatore, presentando tuttavia un’IA ancora deficitaria, che ai livelli più alti va a rovinare il senso di immedesimazione, con avversari poco reattivi alle nostre traiettorie e che, spesso, ci vengono letteralmente addosso. Questo, unito al fatto che noi possiamo cadere con facilità mentre gli altri piloti sono dei muri quasi indifferenti al contatto, e che non incappano mai in scivolate, va a pesare sulla sensazione di trovarsi effettivamente su una pista di motociclismo. Le condizioni di pioggia poi, convincenti dal punto di vista visivo, non influiscono invece molto sul feeling di guida, con una differenza sin troppo poco marcata tra asciutto e bagnato.
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