Lady Gaga e Tony Bennett, Tutto può accadere nella storia della musica

Daily / Recensione - 16 July 2015 11:19

Lady Gaga e Tony Bennett si sono esibiti a Umbria Jazz: "Tutto può accadere" è la traduzione di "Anything Goes".

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Abbiamo assistito al concerto di Lady Gaga e Tony Bennett svoltosi il 15 luglio a Umbria Jazz a Perugia. La coppia divisa da sessanta anni (Bennett è del 1926) ha così promosso anche il nuovo album “Cheek to Cheek”, uscito il 19 settembre 2014 e che ha venduto negli Stati Uniti 583.000 copie, raggiungendo in Italia la sesta posizione in classifica.


L’inizio è con “Anything Goes”, pubblicato da Bennett e Gaga nel 2014. La cantante si presenta sul palco con un abito in lamé, e con ciuffo anni '50. La vocalità è tersa, come negli album da solista difficilmente riesce ad evidenziare.

“O sole mio” è la canzone che Tony Bennett canta come omaggio all'Italia, pur se dimentico di qualche verso. Si passa ovviamente a “Cheek to Cheek”, composto da Irving Berlin nel 1935 per Fred Astaire e Ginger Rogers nel film “Top Hat”: le scenografie di luce solcano lo sfondo. Lady Gaga poi con un cambio d'abito si mostra in bikini coperto da un velo trasparente - per questo ha ottenuto successo negli anni - canta in maniera eccelsa "Shall we dance".

Lady Gaga con abito blu, in giacca e pantaloni canta “Bang bang - My Baby Shot Me Down”, successo di Sonny Bono del 1966 cantato da Cher: l’artista è capace di adattarsi alle policromie del jazz. Con raro virtuosismo riescono a cantare “They all laughed”, scritto dai fratelli Gershwin per “Shall we dance”. Poi Bennett canta egregiamente “Smile”, scritta da Charlie Chaplin nel 1936 come come colonna sonora del film “Tempi moderni”.

Con un nuovo cambio d'abito Lady Gaga si presenta con abito nero, cantando “I Won't Dance", scritto da Jerome KernI e usato nel musical “Roberta” del 1933, alternando performance a un'interpretazione efficace. Da Antologia è l'esibizione di Bennett con “(In My) Solitude" del 1934, composta da Duke Ellington su testo di Eddie DeLange e Irving Mills. Con treccia avvolta di rosso e abito d'identico colore giunge Gaga, per poi tornare con abito rosa e cantare in francese "La vie en rose", di Édith Piaf del 1944.

Seguono “Nature boy”, “Watch what happens”, “Bewitched”, “When you're smiling”, “Lush Life”, “I can’t give you anything but love”, “Let’s face the music and dance”, “Who cares”, “San Francisco”, alcune cantate da soli altre insieme. L’impressione è che ci sia quasi uno scambio tra Lady Gaga e Tony Bennett, un passaggio di testimone che spazza via gli anni di intemperie della giovane artista animata dal gossip: “Ai vecchi tempi / intravedere di sfuggita una calza da donna / sarebbe stato shoccante / Ma ormai Dio lo sa / Tutto può accadere” cita “Anything Goes”. Che sia strategia di marketing o intuizione ibrida, lo spettacolo è uno di quelli che rimane nella storia della musica.

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