Fuck you, prof! 2: recensione del film sulla necessità di aiutare gli altri prima di se stessi
Bora Dagtekin torna ad occuparsi della regia e della sceneggiatura del sequel di Fuck you, prof!, la commedia irriverente e scompigliata che travolge con i suoi personaggi anticonvenzionali e riflette

Dopo il successo di pubblico del primo Fuck you, prof!, il neoprofessore Zeki Müller, interpretato dall’attore Elyas M'Barek, torna per il sequel del secondo film tedesco di maggiore successo di tutti i tempi, che non poteva non intitolarsi Fuck you, prof! 2, sempre per la regia di Bora Dagtekin.
Fuck you, prof! 2 sposta la sua trama all’estero, quindi i personaggi non saranno più chiusi entro le mura della scuola Goethe, ma in gita scolastica in Thailandia! Il passato di Zeki Müller (Elyas M'Barek) bussa nuovamente alla sua porta: l’ex ladro prova a riavere tra le mani il bottino di diamanti, ma la refurtiva parte inaspettatamente per la Thailandia, custodita in un peluche che involontariamente l’ormai fidanzata e collega Lisi Schnabelstedt (Karoline Herfurth) decide di donare ad un’associazione di beneficenza thailandese. Partendo alla riconquista del bottino perduto, portando gli scalmanati studenti della 10B in viaggio con lui, avendo così la scusa perfetta per portare a termine il suo piano, Zeki si addentrerà in una terra ricca di difficoltà e comprenderà quanto l’altruismo e il desiderio di aiutare gli altri sia ormai diventato parte del suo carattere.
Fuck you, prof! 2, commedia con spunti action che vuole ricalcare i numeri totalizzati al botteghino dal primo film, vede il regista, nonché sceneggiatore Bora Dagtekin cimentarsi in un nuovo ed originale script per porre i personaggi che hanno fatto la fortuna del primo episodio di fronte a diverse difficoltà. Torna la figura dell’anti-insegnante impersonata da Zeki Müller, interpretato da Elyas M'Barek, ancora una volta in bilico tra passato da delinquente e presente/futuro da persona inserita legalmente nella società, ma il film decide di approfondire anche il rapporto dei vecchi personaggi con una cultura diversa e con le sue problematiche, quella thailandese.
Bora Dagtekin, quindi, ha visto il suo sequel di punta essere ambientato in Thailandia, Paese dove si sono effettivamente tenute le riprese, più precisamente immortalando sul grande schermo le province costiere di Krabi e la capitale Bangkok, non potendo tralasciare le drammatiche conseguenze dello tsunami che si abbatté nel 2004, argomento presente nel film. Così come il protagonista subisce una trasformazione intima, che gli permette di cambiare radicalmente il suo punto di vista su ciò che lo circonda, così gli eventi catastrofici dello tsunami hanno mutato radicalmente il popolo thailandese.
E se nel primo caso la trasformazione è positiva, nel secondo gli effetti della calamità naturale pesano sulle spalle dei superstiti, trovando magra consolazione nell’inserimento in un film che vuole porre l’attenzione, seppur in modo piuttosto leggero e spensierato, sulla necessità di osservare la realtà che circonda l’individuo, comprendendo quanto un atteggiamento aperto, generoso e propositivo nei confronti degli altri possa essere di notevole aiuto.
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