Bridget Jones's Baby: recensione del film dove si pende ancora per l'agognata indipendenza
Renée Zellweger torna da protagonista per il terzo film dedicato a Bridget Jones e lo fa attorniata dal veterano Colin Firth e dalla new entry Patrick Dempsey, ritrovando alla regia Sharon Magu
La regista de Il diario di Bridget Jones Sharon Maguire torna dietro la macchina da presa per il terzo capitolo del noto franchise incentrato sul comico ed autoironico personaggio inglese sapientemente interpretato dall’americana Renée Zellweger.
Bridget Jones’s Baby vede una trama che si aggroviglia sempre intorno all’iconica Bridget, impersonata da Renée Zellweger, ma vede anche una fune tesa alle cui estremità vi sono aggrappati l’amante storico della protagonista, il posato Mark Darcy (Colin Firth), ed un nuovo flirt incarnato dall’affascinante Jack Qwant (Patrick Dempsey), per un trio che ruota intorno al concetto di relazione in un tira e molla continuo. Dopo la fine del rapporto con Mark, Bridget Jones si ritrova nuovamente single, decidendo così di concentrarsi sulla carriera. Ma quando scoprirà di essere in dolce attesa e preda tra due fuochi, cosa accadrà all’eroina più maldestra di sempre?
Il Premio Oscar Renée Zellweger torna a vestire i panni di Bridget Jones per questo terzo capitolo che, se da una parte si riaffaccia al passato della protagonista confermando Colin Firth nel ruolo di Mark Darcy, dall’altra guarda ad un futuro che può regalare sorprese e lo fa attraverso l’inserimento di un nuovo personaggio, il Jack Qwant di Patrick Dempsey, e l’introduzione di una sfida per Bridget, rappresentata dalla possibilità di divenire madre e cambiare radicalmente la sua vita di solitaria single.
Basate sul personaggio nato dalla penna di Helen Fielding, le storie che vedono Bridget Jones al centro l’attenzione e dell’azione hanno avuto successo e ne riscuoteranno ancora in quanto mostrano un palpabile avvicinamento verso il personaggio. Lo spettatore non prova mai una sensazione di distacco, al contrario si sente vicino, partecipe delle peripezie vissute in prima persona da Bridget Jones in quanto ne apprezza e condivide l’imperfezione, dato che la rende un personaggio vincente perché chiunque può facilmente immedesimarcisi.
E allora Sharon Maguire raduna intorno a sé i tre perni portanti dell’azione, quali Renée Zellweger, Colin Firth e Patrick Dempsey, ponendo agli amanti della protagonista di Bridget Jones’s Baby un quesito esistenziale: riuscirà una delle eroine più imperfette e strampalate che la commedia ricordi a guadagnarsi la propria indipendenza tanto agognata vincendo la solitudine? Staremo a vedere.
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